Translate

venerdì 27 dicembre 2013

La donna serpente

Hugo van der Goes, Il peccato originale, 1470, Kunsthistorisches Museum, Wien

ADAMO E' dunque vero? Disgraziata!
( Eva gli singhiozza sul petto. Nel pugno sinistro stringe una mela. )
Che dirà adesso il Signore? Perché hai fatto questo?
EVA (tra i singhiozzi) C’era un serpente che parlava. L’ho
tanto pregato di venire alla grotta perché ci tenesse
compagnia. Faceva dei discorsi così belli. Era così
spiritoso. Pensavo: Come si divertirà Adamo, lui che
vuole sempre discorrere…
Cesare Pavese, da una sceneggiatura su Adamo ed Eva, in Tutti i racconti, Einaudi.

Hugo van der Goes, Il peccato originale,1470, Kunsthistorisches Museum, Wien
            
Tentazione di Adamo ed Eva
Masolino, Il Peccato Originale, 1420, affresco,Cappella
Brancacci,S.Maria del Carmine, Firenze
Il peccato originale, cogliere la mela, frutto proibito del Paradiso Terrestre, dall'Albero divino del Bene e del Male ( l'altro albero è l'Albero della vita, posto al centro dell'Eden )  è indotto, dal Serpente che dimora fra i rami  ( che sono quelli di un melo. La mela, simbolicamente, indica la tentazione. In verità nel testo biblico non è menzionata alcuna mela, ma si parla genericamente di frutti, ( Gen, 2,16-17 ). La mela, sconosciuta nel mondo orientale, ha però una origine europea, occidentale,nella mitologia greca ( Ovidio, Met., X, 560-570 ), la mela è il "pomo della discordia": provoca il giudizio di Paride, il rapimento di Elena, la guerra di Troia ) . La mela è stata associata sin dai primi tempi al peccato, al male, questo anche per via della similitudine terminologica fra malus, malum ( in greco mèlon ), ciò che è cattivo, malvagio, appunto il peccato per eccellenza ( in alcuni dipinti della Natività o della Vergine con il Bambino, Gesù tiene in mano una mela, in quanto assume su di sé tutti i peccati del mondo, ad esempio nella Vergine del melo, di Luca Cranach il Vecchio, del 1530, all' Ermitage di San Pietroburgo ). Frutto della tentazione al male, dunque. Prendere la mela aveva il significato, quindi, di fare del male. Il tentatore, quello che ha la mela fra i denti o la offre alla prima donna, Eva, è il serpente. Nel dipinto di Hugo van der Goes, il serpente è una lucertola ( sebbene la lucertola nel medioevo abbia un'accezione genericamente positiva ricollegata alla rigenerazione e alla resurrezione, nelle Scritture lo ha negativo, così nel Levitico dove è considerata impura e simbolo del male: Lev.11,29-30 ) , o meglio un lucertolone, una variante del serpente stesso. Dopo il Peccato Originale, il Serpente ( la sua presenza nella descrizione biblica dell'Eden, può forse anche indicare una tendenza contraria ai culti cananei del dio Baal, che era appunto raffigurato come un serpente ), che poteva parlare e avere un agire quasi umano, fu costretto da Dio, che lo maledisse,  a strisciare sul suo ventre ( Gen., 3,14 ) . Nelle leggende ebraiche medievali il serpente dell'Albero del Bene e del male, viene chiamato Samael ed è analogo a Lucifero. Secondo la tradizione scritturale così parlò il serpente: " Se parlo all'uomo egli non mi ascolterà, perché è arduo piegare le intenzioni di un uomo. Sarà perciò meglio che io prima parli alla donna, che ha convinzioni più labili. So che ella mi ascolterà perché la donna dà ascolto a chiunque"( Biedermann, Simboli, 1989, 488 ). Il serpente, come simbolo psicanalitico, appartiene alla psicologia del profondo, rappresenta l'energia psichica; un animale che è presente sulla terra dalla notte dei tempi e che quindi è una forza ancestrale della psiche ( idem, 488 ). Il serpente, come si è detto, è, per similitudine, come Lucifero, l'angelo del male caduto nella profondità della terra scavando l'abisso infernale, pertanto il serpente è Satana, il re del Male, come anche indicato nella Apocalisse, 12,9; 20,2. Nelle tradizioni orientali invece il serpente è un simbolo fallico, sessuale. Nelle antiche statuine in pietra della Dea Madre o Grande Madre mongole, a fecondare la dea è proprio un serpente che viene raffigurato fra le gambe o il ventre della dea. Anche l'albero è un simbolo fallico, l'albero generato dalla madre terra fecondatrice, però l'albero è un simbolo troppo rigido, quindi depotenziato. Pertanto, nelle immagini di tentazione, quelle cioè con Il Peccato Originale, l'albero è poco adatto perché inverosimile come fallo fecondante e attivo, meglio a questo punto il serpente che, come animale, è morbido, flaccido, animato, pronto a colpire, ad irrigidirsi. Quindi il serpente come immagine di tentazione e il serpente-fallo come immagine per tentare. Il serpente è in genere definito come "astuto e falso ", proprietà che vengono attribuite alla donna. Ora, un serpente attorcigliato all'albero indica, simbolicamente, l'attorcigliarsi erotico della donna all'uomo e il serpente con la mela in bocca indica, simbolicamente, il demonio o la tentazione, che offre di peccare e può ricevere una risposta positiva o una negativa. Il serpente può anche indicare una tendenza culturale anti Il Peccato Originale ha come scena il Paradiso Terrestre, L'Eden , qui dio ha voluto due alberi: l'Albero della Vita, che indica l'immortalità e l'Albero della Conoscenza, che è cosa che compete solo a dio. L' albero è per eccellenza un simbolo cosmico, un asse del mondo, un punto di intersezione fra terra e cielo. Il primo albero, posto al centro del Paradiso Terrestre, asse cosmico, simboleggia l'abbondanza originaria dell'Eden e ed è un simbolo del compimento del tempo della fine, dà frutti buoni, quelli della vita eterna, non è particolarmente allettante, né lo sono i suoi frutti . Il secondo ha abbondanti e succosi frutti, ma cattivi, i frutti della caduta , ed invita alla trasgressione, ad aggirare la proibizione di dio che aveva appunto proibito ai predecessori di assaggiare proprio quei frutti. All'inizio dei tempi i progenitori vivevano nudi, in un clima ideale, in un luogo lussureggiante e non conoscevano le loro differenze sessuali. L'Eden è un luogo eterno, senza morte, senza trasformazione, senza nascita e senza vita. Nella tradizione ebraica la natura umana è però essenzialmente negativa, corrotta dalle tentazioni, dai desideri,dalle smodatezze e la donna incarna, con il suo sesso debole e la sua personalità negativa, proprio questa corruzione. E' Eva ( l'etimo ebraico indica la vita, colei che dà la vita, Adamo, invece, indica la terra, legato simbolicamente alla sua nascita che dio ha voluto plasmando l'argilla ), che convince Adamo a trasgredire l'ordine divino. Il serpente è il terzo incomodo, esso abita l'Albero della Vita, quando va in muta, perde la sua pelle e ri-sorge a nuova vita, stabilisce una continuità al di là dello scorrere normale del tempo. Il serpente, sotto certi aspetti è un dio, è il signore del luogo eterno, il tentatore ( nell'eresia dualistica è il creatore del mondo materiale, come dio di quello spirituale e celeste, si è unito come serpente ad Eva attraverso la coda ed ha generato Caino ). Narra dunque il Genesi, che la donna, tentata dal serpente, convinse Adamo a mangiare il frutto proibito facendogli sapere, fra l'altro, che se avesse mangiato quel frutto, sarebbe divenuto come dio, onnisciente, capace di tutto, del bene e del male. Così Adamo ed Eva mangiarono il frutto e si scoprirono nudi, ebbero vergogna e staccarono delle grandi foglie dagli alberi, per farne cinture che li avrebbero coperti. Nell'affresco di Masolino da Panicale si rappresenta il momento precedente al Peccato, poco prima, quando Adamo ed Eva vengono tentati dal Serpente, sono nudi e ignorano ancora le loro differenze sessuali. Da notare anche qui, come il serpente abbia una testa di donna dai capelli biondi che è un connotato simbolico di preziosità, ma che qui sta ad indicare, per analogia, la vera causa del Peccato, Eva, che ha anche lei i capelli biondi, come appunto la testa del serpe. Come è noto, in età barocca, i genitali vennero coperti con foglie di fico e solo fra 1984 e 1990, dopo la ripulitura che fece riscoprire anche i bellissimi colori, vennero tolte ridando all'affresco la sua bellezza e autenticità. Si tratta probabilmente di una delle migliori interpretazioni della nudità dei Progenitori, oltre a rappresentare una fra le più eleganti ed espressive scene del Peccato. Le espressioni sono ancora disincantate i gesti semplici e immediati. Il gesto di Adamo sta ad indicare la sua estraneità, il suo parere negativo alla trasgressione. La mano poggia poco sotto allo sterno, coprendo il cuore, come a dire" in fede mia non voglio tradire la fiducia". La mano di Eva è posta poco sopra la spalla, il gesto allude alla presenza del serpente alle spalle della donna, alle sue parole ingannevoli e allettanti. Il serpente, dall'elegante corpo verde è qui quasi inesistente nella sua connotazione animale, sembra una specie di ramo più morbido e sinuoso o una grossa liana, tutto è concentrato invece su questa testa di donna che guarda Eva. Ha scritto Alberto Magno nel suo De natura animalibus, che la donna ha una natura difettosa per eccesso di liquidità nel suo corpo che stimola una natura maligna; pertanto l'uomo deve"guardarsi dalla donna come da un serpente velenoso o da un diavolo cornuto" ( cit. da A.Giallongo, 2012,n. a p.186). Il Medioevo, dunque, codifica l'ibrido donna-serpente-diavolo , creando un immaginario figurativo sempre più significativo. Ha ben sottolineato la Giallongo,2012, come la metamorfosi del serpente in forma femminile in atto nell'Alto Medioevo, si fosse incrociata sia con la generale misoginia ecclesiastica, così frequente nella patristica, sia con" la tradizione giudaico-cristiana che aveva equiparato Lilith a Satana e al serpente". Lilith è un demone femminile delle religioni mesopotamiche, nelle credenze ebraiche è uno spirito-vampiro femmina che di notte succhiava sangue agli uomini. Nella tradizione talmudica Lilith era un essere diabolico e la prima donna di Adamo, da lui ripudiata e allontanata perché si rifiutava di obbedirgli. Nell'Alfabeto di Ben-Sira, opera del X secolo, si racconta come Lilith, ribelle ad Adamo, si allontanò volontariamente e si rifugiò sulle rive del Mar Rosso. In seguito si accoppiò a vari demoni e, sebbene pregata da Adamo, non tornò più da lui. Secondo la tradizione ebraica Lilith venne allontanata da dio prima di creare Eva perché si rifiutava di sottomettersi ai voleri di Adamo. Siccome non ebbe modo di mangiare i frutti dell'Albero della Conoscenza, poté essere immortale. Nella Bibbia Lilith compare una sola volta, nel Libro di Isaia   (Is, 34,14 ), dove è associata ad animali notturni come il gufo; il termine ebraico, di difficile traduzione ( gufo stridente ) compare nella Bibbia di Re Giacomo ed è collegato più direttamente al serpente. Altre fonti sono nei cosiddetti Manoscritti del Mar Morto, di Qumram, dove si parla di Lilith come di una creatura malvagia e seduttrice che rovina gli uomini. L'associazione col serpente, con la malvagità, con l'aspetto vampiresco e stregonesco ( i capelli rossi, lunghi e ricci, gli occhi di fuoco, la grande sensualità ), ne fa un doppio negativo della madonna. Se la Vergine, nell'iconografia tradizionale, schiaccia il serpente-demonio, Lilith ne fa il suo amante e una lunga e sotterranea iconografia ne trascina l'immagine sino al suo vero revival ottocentesco, quando Lilith riemerge nell'inconscio collettivo come la Vamp, la donna fatale, la seduttrice. Notissima e suggestiva è l'immagine che a tal proposito ne dà la pittura pre-raffaellita, come nel dipinto di John Collier, del 1892, dove Lilith emerge soprattutto come donna sensuale, stupenda nella sua nudità primitiva, con una cascata di capelli rossi, abbracciata dal serpente-demone, anzi, per la verità da due serpenti, un grande pitone che avvolge nelle sue spire il corpo sbucando dietro la schiena e che Lilith tiene nel palmo della mano e un altro che scivola sotto il mento e allunga la lingua verso il seno. Una doppia presenza animalesca, diabolica e sensuale raddoppiata dall'espressione del volto vezzoso della donna che scivola lascivo sopra la testa del serpente. Il serpente si accoppia con la donna, sono due mali che si uniscono insieme e si compenetrano.

File:Lilith (John Collier painting).jpg
John Collier, Lilith, olio su tela, 1892, The Atkinson Art Gallery, Southport, England
Nel Medioevo vi era un rapporto simbolico fra animali e passioni umane, espresse soprattutto nell'ambito delle arti figurative attraverso la fisiognomica. Il trattato di Giovan Battista della Porta, De humana Physiognomia, 1589 riporta delle xilografie di animali che illustrano le passioni umane. Ma già nei bestiari medievali, detti bestiari moralizzati, il rapporto fra passioni, vizi e virtù umane e animali era ampiamente trattato come già si può vedere caratterizzato nel Physiologus ( II-III sec.D.C ), testo egiziano o siriano ( il più antico è nel codice 318 della Burgerbibliotheke di Berna, risalente al IX secolo D.C ). Il Fisiologo era molto consultato dagli artisti. Nel Battistero di Parma, Benedetto Antelami, aveva realizzato delle formelle che illustravano le moralità cristiane ( vizi e virtù ) attraverso figurazioni animalesche reali e fantastiche, una vera enciclopedia di pietra medievale. Tornando al Fisiologo, leggiamo come la vipera maschio ha volto di uomo e la vipera femmina ha volto di donna ( l'associazione vipera-donna è piuttosto frequente nell'immaginario e nei detti popolari ), pertanto la donna serpente simbolicamente è ben caratterizzata sin dall'Alto Medioevo e trova spazio in molte enciclopedie figurative del tempo. Il serpente tentatore, il demonio che seduce Eva, trasmette ad Eva che ne subisce il fascino la sua stessa natura, Eva, insomma, diventa come un serpente. E' certamente straordinaria la trasformazione figurativa di questa concezione nel rilievo romanico di Ghislebertus nel Portale Nord della Cattedrale di Saint Lazare ad Autun, oggi nel Museo Rolin di Autun. Eva nuda ( è il primo nudo femminile completo della storia dell'arte europea ) striscia come un serpente fra le piante. Da notare la sua mano che stacca la mela dall'albero e che ha la forma delle fauci aperte di un serpente e allo stesso modo, quasi a specchio, la foglia dell'albero da cui Eva stacca la mela ha la forma di una mano aperta a calice, non diversa dalla mano della donna: una mano-bocca di serpente e una foglia-bocca di serpente che si incontrano, si compenetrano e al centro di entrambe è il frutto proibito. Nell'opera di Hugo van der Goes, non abbiamo un serpente-donna, ma una lucertola, o meglio un lucertolone-donna . All'Idra, alla Salamandra, nel XIII secolo, corrispondeva la donna mestruata o in menopausa. Si tratta di serbatoi viventi di"mortalissimi umori"( il Bestiario di Gubbio usa questo termine a proposito della Salamandra ( Giallongo, 187,n.52 ). Anche la Gorgone della mitologia greca, con la capigliatura di serpi, collegava il femminile, il sangue mestruale, lo sguardo mortifero con l'animalità serpentiforme e la riproduzione figurativa, molto frequente, delle gorgoni, sviluppava un concetto che sarà sempre presente nell'immaginario collettivo della civiltà greco-romana e giudaico-cristiana, quello della paura del potere sessuale e fecondante della donna. L'assimilazione della lucertola al serpente si ha nell'ambito di una famosa scultura di Prassitele ricordata da Plinio ( NH, 34.70): nella scultura di Prassitele la lotta del dio Apollo contro il terribile Pitone è trasformata in una scena gentile, quasi giocosa: Apollo è un adolescente e il Serpente è una graziosa lucertola. Ma questa assimilazione, ripresa dai bestiari, ha connotati anche negativi, diabolici e sessuali. Nel nostro dipinto il lucertolone-fanciulla è sollevato in piedi, sulle zampe. A differenza del serpente che striscia la lucertola ha le zampe. Ma prima di indurre i Progenitori al Peccato Originale, anche il Serpente aveva le zampe e solo dopo dio lo condannò a strisciare sul terreno. Quindi l'artista, che ha rappresentato la scena può aver usato la lucertola anche in questo senso, per visualizzare la precedente condizione del Serpente. La Lucertola del dipinto ha un doppio colore, scuro sul dorso e chiaro sul ventre. Qui il simbolismo fra luce ( la lucertola che si lascia cuocere al sole è simbolo di luce ) e buio ( la Lucertola è associata anche al sotterraneo, all'interiorità ombrosa, a seguito del fatto che si credeva che andasse in letargo durante l'inverno per ridestarsi in primavera. ) è abbastanza evidente, come il dualismo fra bene e male. La Lucertola ha una coda lunga e larga, mentre le zampe anteriori si appoggiano all'albero per sostenersi ( da notare come le dita della mano formino le corna, ad indicare la presenza diabolica ). Il volto è quello di una fanciulla con i capelli lunghi. Anche Michelangelo, nel Soffitto della Cappella Sistina a Roma, aveva rappresentato, in uno scomparto il Peccato Originale con una donna-serpente il cui corpo terminava con una lunga coda attorcigliato al tronco dell'albero, probabilmente un fico. In questa scena il restauro ha ridato all'affresco la vivezza dei colori originali in cui dominano i tre incarnati dei tre corpi nudi e il grigio chiaro dell'albero. La connotazione simbolica di questo affresco è stata a lungo censurata, ma è chiarissima ed esprime le concezioni esoteriche ed ereticali a cui Michelangelo credeva pur nel suo sostanziale e rigoroso cristianesimo. Il peccato dei Progenitori era quello della Carne, essi, trasgredendo al comando imposto da dio avevano, spinti dal Tentatore, scoperto la sessualità. Eva e il serpente-donna  sono fra di loro collegati da un simbolismo gestuale: il Serpente tocca con le dita quelle di Eva ( inserisce l'indice fra l'indice e il medio di lei che è un antico gesto sessuale ), dal canto suo Eva raccoglie questo gesto, questo invito all'eros e lo comunica gestualmente indicando con l'altra mano il proprio sesso ( dal fico, alla fica ). Da notare, inoltre, come il volto di Eva,girato per guardare il serpente-donna Tentatore ( la misoginia dell'artista e le concezioni misogine della sua cultura, lo portano a vedere nella donna la colpevole, colei che induce al peccato con la sua naturale e a stento repressa lussuria ), sia molto vicino al sesso di Adamo ( se si girasse verso di lui lo avrebbe all'altezza delle labbra ). La simbologia sessuale quindi è completa e l'affresco diventa anche più leggibile.


Michelangelo Buonarroti, Il Peccato Originale, Soffitto della Cappella Sistina, Roma, Vaticano





Lo stato innocente di natura in cui vivono nell'Eden Adamo ed Eva prima del peccato conferisce, secondo Michelangelo, anche una bellezza che si perde dopo il Peccato Originale, insieme all'innocenza. Se guardiamo a destra della scena del Peccato Originale, la scena successiva in sequenza, quella della Caduta, vediamo, in primo piano, due nuovi Adamo ed Eva che, indotti dall'angelo che tende la spada, hanno perduto la loro bellezza: Eva sembra una strega, invecchiata, imbruttita, piegata, con le braccia strette a croce di S. Andrea e la mano poggiata sulla testa a sottolineare l'angoscia e la vergogna. Un'ombra copre Eva e la differenzia dalla posizione solare che aveva prima. Adamo con il suo doppio gesto delle mani cerca di allontanare, inutilmente la punizione e allo stesso tempo la subisce. La Caduta è anche la fine di un sogno, quello dell'immortalità, è il brusco risvegliarsi senza protezione, nudi, vergognosi, sconfitti: Adamo ed Eva scoprono la loro fine. Saranno costretti al lavoro duro, la donna dovrà per sempre subire il potere dell'uomo, diverrà sfatta, impura, e dovrà occuparsi dei figli che le verranno. Michelangelo crea quattro figure, due  per due momenti diversi, il prima sereno e il dopo tragico. 


Michelangelo, Il Peccato Originale e la Condanna, Soffitto della Cappella Sistina, Roma, Vaticano



Ma i cambiamenti saranno solo per i Progenitori ( si guardi il cielo di fondo dell'Eden che è chiaro in tutte e due le scene mentre, come abbiamo detto, dopo la Caduta l'ombra attraversa i corpi nudi e resta come una macchia ) che verranno cacciati da dio dall'Eden per il mezzo dell'Angelo dalla tunica rossa e dalla spada fiammeggiante ( qui è azzurra, più cupa del cielo, ad indicare, per analogia, il suo rapporto col divino ). Il peccato di Eva sancisce la sua condanna in eterno del suo essere femmina: la Chiesa, nella sua condanna morale del peccato accusa prima di tutto la donna. Tertulliano, in L'eleganza delle donne, ricorda alla donna la sua originaria condanna: "Tu, donna, non sai di essere Eva?" ( Tertulliano, 1986,I,63 ), come a dire che la sua è una condanna ab origine; peccatrice per definizione. L'origine iconografica della donna-serpente e del suo stretto rapporto con Eva, quasi fosse il suo doppio negativo, nasce proprio da queste antiche concezioni misogine del mondo dei primi padri. Nel concepire l'immagine femminile del male gli artisti hanno dunque posto particolare attenzione al carattere serpentiforme e diabolico. Un carattere che continuerà ad avere una tradizione solida in pittura con qualche variante come la presenza fra i rami di un putto androgino. Mentre la donna tentatrice ed incantatrice continua ad avere una sua vita autonoma sino almeno a Rousseau il Doganiere che realizza una stupenda immagine di Eva nuda in mezzo alla foresta tropicale, dove non ha nemmeno tanta importanza il serpe, dalla livrea azzurrina, dal quale riceve la mela rossa direttamente dalla bocca, quanto invece l'ha lei stessa, signora della natura, dea e madre, tentatrice dell'uomo e incantatrice di serpenti non più demoni. 





Rousseau il Doganiere: Eva riceve la mela
Rousseau, Eva, 1906-07, Kunsthalle, Hamburg

Bibliografia:

M. PelaJa, L. Scaraffia, Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia, Bari, 2008.
Wikipedia, Hugo van der Goes, Rousseau, Michelangelo, Il peccato originale, Lilith, Masolino, Il peccato originale.
Enciclopedia dell' Arte Medievale, voce Adamo ed Eva.
La Bibbia nei capolavori della pittura, Piemme, 2007.
www.Arte Antica, voce e bibliografia.
A. Giallongo, La donna serpente. Storia di un enigma dall'antichità al XXI secolo, Bari, Dedalo, 2012

      




















.










  












      

Nessun commento:

Posta un commento