SIGNORI, SILENZIO!
Giove pittore di farfalle, Mercurio e la virtù
Dosso Dossi, 1523-1524, Castello di Wawel, Cracovia
In un cimitero "...un angioletto o un bambino di pietra che avevaun berretto di neve...e si chiudeva le labbra con un dito...poteva
essere preso per il genio di questo silenzio." Thomas Mann,
La montagna incantata, cap. III.
Giovanni Luteri detto Dosso Dossi, Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù, 1523c., Castello di Wawel,Cracovia. |
Dipinto di grande fascino di uno dei più fantasiosi pittori del Rinascimento, una specie di Ariosto che invece delle parole poetiche articolate nelle ottave dei Canti del Furioso si esprime attraverso la muta poesia della pittura. Non a caso entrambi operano a Ferrara e fanno parte di quella attivissima fucina di talenti che ruotava in seno alla Corte d'Este. Stuoli di artigiani, decoratori, frescanti, miniatori, scultori,intagliatori, pittori, architetti che Adolfo Venturi aveva classificato e descritto in un suo importante studio sull'arte a Ferrara al tempo di Ercole e Alfonso d'Este. In questa ricca officina erano anche possibili scambi fra le varie arti, fra la poesia e la pittura, fra la poesia e la musica e fra questa e la pittura. Ariosto conosceva i fratelli Dossi e ne apprezzava la pittura al punto da inserirli nella famosa ottava dei pittori del XXXIII dell'Orlando Furioso :
"...e quei che furo a'nostri di', o sono ora,
Leonardo, Andrea Mantegna, Gian Bellino,
duo Dossi, e quel ch'a par sculpe e colora
Michel, piu' che mortal, Angel divino;
Bastiano, Rafael, Tizian, ch'onora
Non men Cador che quei Venezia e Urbino....."
In primo piano vediamo seminudo con l'elmo alato ed il caduceo d'oro, il dio Mercurio che invita al silenzio un personaggio laterale a destra, un'allegoria della Virtù, che vorrebbe attirare l'attenzione del padre degli dei, ma viene appunto tacitata da Mercurio. Come ha spiegato Chastel, 2002, 34, quella allegoria femminile, è la virtù dell' Eloquenza, la quale vorrebbe intervenire nell'atto creatore del dio, come arte del discorrere, arte letteraria per eccellenza, quasi per invidia o concorrenza della pittura. Si tratterebbe, quindi, di uno scontro fra l'arte del dipingere e quella del ben parlare, o, meglio del ben scrivere. Il gesto elegante di Mercurio è molto interessante. E' un invito a fare silenzio; un gesto molto usato in pittura e scultura, si tratta del segno di indigitazione o signum harporaticum o gesto di Arpocrate, il dio del Silenzio, che consiste nell'apporre sulle labbra chiuse il dito indice in senso di ammonimento. Il dio greco Arpocrate, deriva dall' Horus giovane egizio ed il segno con l'indice sulle labbra ha il significato originario derivato dallo gnosticismo di chiusura protettiva della bocca per impedire che attraverso essa entrino nel corpo i demoni. Il signum ha anche un'altra forma di protezione, quella dei segreti iniziatici e quella della trasmissione e di invito alla conservazione agli iniziati degli stessi ( Damiani, 2012 ). Così nel mondo greco e in quello ellenistico attraverso il dio Arpocrate e il dio Mercurio.
In questo senso ha particolare importanza l' assimilazione fra Horus harpocraticum e il dio Mercurio che è il dio dell'Eloquenza e del Commercio, il messaggero degli dei e l'accompagnatore delle anime nel regno dei morti. Il dio conserva e invita alla conservazione e protezione del sapere ermetico che il Gran Maestro può trasmettere agli iniziati. Questi aspetti, attraverso la cultura neoplatonica espressa da Marsilio Ficino, passano nelle concezioni degli studiosi di simboli e negli iconologi. Un'immagine del dio Arpocrate-Mercurio la troviamo nelle Symbolicam quaestionem di Achille Bocchi, pubblicato nel 1555 a Bologna con disegni di Prospero Fontana. Vediamo il dio rappresentato nudo con un mantello e un candelabro a 6 braccia ( o meglio a 7 fuochi o a 7 braccia ) in mano al posto del Cadduceo e con un copricapo, un elmetto alato, che invita al silenzio, ed un medaglione sopra la testa con la scritta circolare " Monas manet in se " ( l'uno resta in sé ) di fronte al momento aurorale della creazione ( come si può vedere a sinistra del dipinto si vede un arcobaleno o, forse, meglio, un'aurora boreale; l'immagine rimanda essenzialmente all'atto della Creazione Divina, Gn. 1,1-2,3 ). Mercurio, proprio come in Dosso Dossi, porta un mantello svolazzante.
"...e quei che furo a'nostri di', o sono ora,
Leonardo, Andrea Mantegna, Gian Bellino,
duo Dossi, e quel ch'a par sculpe e colora
Michel, piu' che mortal, Angel divino;
Bastiano, Rafael, Tizian, ch'onora
Non men Cador che quei Venezia e Urbino....."
In primo piano vediamo seminudo con l'elmo alato ed il caduceo d'oro, il dio Mercurio che invita al silenzio un personaggio laterale a destra, un'allegoria della Virtù, che vorrebbe attirare l'attenzione del padre degli dei, ma viene appunto tacitata da Mercurio. Come ha spiegato Chastel, 2002, 34, quella allegoria femminile, è la virtù dell' Eloquenza, la quale vorrebbe intervenire nell'atto creatore del dio, come arte del discorrere, arte letteraria per eccellenza, quasi per invidia o concorrenza della pittura. Si tratterebbe, quindi, di uno scontro fra l'arte del dipingere e quella del ben parlare, o, meglio del ben scrivere. Il gesto elegante di Mercurio è molto interessante. E' un invito a fare silenzio; un gesto molto usato in pittura e scultura, si tratta del segno di indigitazione o signum harporaticum o gesto di Arpocrate, il dio del Silenzio, che consiste nell'apporre sulle labbra chiuse il dito indice in senso di ammonimento. Il dio greco Arpocrate, deriva dall' Horus giovane egizio ed il segno con l'indice sulle labbra ha il significato originario derivato dallo gnosticismo di chiusura protettiva della bocca per impedire che attraverso essa entrino nel corpo i demoni. Il signum ha anche un'altra forma di protezione, quella dei segreti iniziatici e quella della trasmissione e di invito alla conservazione agli iniziati degli stessi ( Damiani, 2012 ). Così nel mondo greco e in quello ellenistico attraverso il dio Arpocrate e il dio Mercurio.
Horus harpocraticum |
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Arpocrate- Mercurio, in Symbolicarum quaestionem, di Achille Bocchi |
Beato Angelico, San Pietro Martire, Affresco, 1440-45, Convento di San Marco, Firenze |
Bibliografia:
www.wikipedia, Dosso Dossi; Arpotrate, Mercurio, Giove pittore di farfalle.
A.Chastel, Il gesto nell'arte, Roma.Bari, Laterza,2002.
R.Mancini, La lingua degli dei.Il silenzio dall'antichità al Rinascimento,Vicenza, 2008
AA.VV.Dosso Dossi:pittori di corte a Ferrara nel Rinascimento, a c. M Lucco.cat. mostra1998
M.Calvesi, in Storia dell'arte, 1969
www.Elvirolagella,il dio del silenzio.
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