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martedì 8 gennaio 2013

Boklin e l'eros nel mare.



Arnold Blocklin, Tritone e Nereide, 1895, Firenze, Villa Romana.

Arnold Blockin, Tritone e Nereide,1895, Firenze, Villa Romana

A mio avviso è il più sensuale abbraccio dell'arte moderna. Un abbraccio ed un bacio coinvolgenti in cui il focoso tritone possiede presso la riva e nell'acqua, suo elemento naturale, la morbida e bianchissima Nereide, metà donna e metà pesce. Nella neoclassica Villa Romana di via Senese a Firenze, acquistata con il contributo di mecenati appassionati d'arte tedeschi dal pittore Max Klinger nel 1905 per farne un centro d'arte che potesse favorire i giovani pittori tedeschi e per ospitare un importante premio di pittura, Blockin, aveva previsto una serie di dipinti intorno al tema mitologico dei Tritoni e delle Nereidi con un aperto simbolismo sessuale. Nei racconti mitologici che riguardano queste divinità marine non si fa riferimento ad amori fra tritoni e nereidi, pertanto l'idea è di Blocklin che rielabora in senso erotico figure della mitologia marina che in genere sono viste isolate, come pertinenti al Corteo di Nettuno o nel Trionfo di Galatea. L'artista carica queste divinità di una forte sensualità svolgendo il soggetto in momenti del rapporto sessuale: prima, dopo e durante. Ma vediamo chi erano queste figure mitologiche. Tritone è un dio marino figlio di Poseidone e di Anfitrite con i quali abitava nelle profondità dei mari. Era rappresentato come metà uomo e metà pesce con una conchiglia in mano usata come un corno, il cui suono era in grado di placare le burrasche. La prima fonde è in Esiodo, Teogonia, 903, dove si dice che il Tritone ha una doppia coda, ma i maggiori particolari zoomorfi sono in Nonno di Panopoli, nelle Dionisiache (36.93 e 43.205 ), si definiscono i caratteri dell'uomo-pesce che sono quelli che vediamo spesso nella ceramica italiota. I Tritoni-Giganti sono raffigurati come mezzi uomini e mezzi pesci a due code sono rappresentati in un rilievo del museo di Istanbul del II sec. d. C.

File:DSC04529b Istanbul - Museo archeol. - Gigantomachia - sec. II d.C. - da Afrodisia - Foto G. Dall'Orto 28-5-2006.jpg
Tritone-Gigante, rilievo del Fregio della Gigantomachia, Museo Archeologico di Istanbul
Fotografia di Giovanni dall'Orto in Wykipedia.
       
Notiamo, nel fregio, la figura ad altorilievo frontale con le due code di pesce con particolare attenzione alle scaglie; un busto ben definito anatomicamente e un volto ingentilito e leggermente piegato da un lato con barba e baffi; i capelli, in genere lunghi, sono qui corti. Dietro la schiena del Tritone passa un serpente ( animale spesso associato a lui ) la cui testa sbuca a sinistra. Un altro rilievo con Tritoni lo troviamo nel gruppo con Tritone e Anfitrite del fregio ovest del Grande Altare di Pergamo di Berlino che doveva essere ben noto a Blocklin. In genere non vi sono riferimenti ad un Tritone come essere mitologico sensuale che  seduca, in genere, la coppia più comune è quella agonistica, fra Tritone ed Ercole, come in Ercole e Tritone in lotta, frontone del tempio arcaico di Atene, conservato nel Museo dell'Acropoli o come quello, dello stesso soggetto da Assos al Louvre. Ma l'artista che era venuto in Italia per studiare i maestri rinascimentali doveva certamente tenere a mente il Tritone che rapisce in mare una Ninfa, presente a sinistra dell'affresco di Raffaello alla  Villa della Farnesina, Trionfo di Galatea del 1512, a Roma. 

    
Raffaello Sanzio, Trionfo di Galatea, 1512, Villa della Farnesina, Roma



Il Tritone che esce dall'acqua abbraccia la ninfa un tantino riluttante e splendida nella sua bianca nudità. Galatea, al centro del dipinto si trova entro una conchiglia-barca. Da considerare che proprio la conchiglia era uno degli attributi iconografici del Tritone. Nel dipinto della Villa Romana che come altre opere di Blocklin, proprio del tipo degli dei marini, ebbe non poca influenza su altri pittori che guardano ad una reinvenzione della mitologia come De Chirico e Kliger, Il sensuale Tritone è un giovane con i capelli neri che, appena uscito dalle acque, seduce le Nereide allargando le sue gambe-pinne sul ventre della fanciulla-sirena. Se si vedono le accurate scaglie brune delle pinne si pensa alle scaglie del fregio di Istanbul, così curate nella forma geometrica. Sono proprio queste scaglie così ben chiaramente definite a rafforzare la forza sensuale dell'abbraccio e del coito. La Nereide è una ninfa marina, figlia di Nereo e Doride. Le Nereidi erano 50 e le più note erano Galatea, Teti, Anfitrite e Agave. Erano sottomesse al volere di Poseidone e servivano ai naviganti come protezione dalle tempeste e dai naufragi; vivevano in grotte sottomarine con il padre, adorne di conchiglie. Il nome Nereide deriva da Naros ( scorrere ), con riferimento al movimento delle onde del mare. Erano divinità benefiche. La ninfa marina Teti, una nereide, era sposa di Peleo e madre di Achille. Fra gli attributi iconici delle nereidi c'erano le ghirlande di fiori ed il tritone. Nella ceramica greca del VI e VII secolo erano vestite o velate, solo nell'arte ellenistica e romana appaiono nude, come negli acroteri del tempio di Asclepio ad Epidauro. Famoso era il gruppo scopadeo portato a Roma con le Nereidi su cavalli marini del II sec. che fu molto importante come esempio per le sculture posteriori. Nel suo soggiorno napoletano, il pittore aveva visitato gli scavi di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale, ma soprattutto si era interessato di zoologia fantastica visitando la Stazione di Zoologia Marina e l'annesso museo, in particolare delle creature ibride della mitologia riproposte o rielaborate da disegni e modelli. Questo interesse gli fu molto utile per le sue opere in cui compaiono Tritoni e Nereidi. Va detto che l'artista è ben lontano da qualsiasi idealismo mitologico, pur evidenziando una considerevole cultura nel campo, grazie alla lettura non solo delle fonti classiche, ma dei mitografi e studiosi del suo tempo. Alla fine del XIX secolo si ha una particolare visione della mitologia, in chiave simbolica e psicanalitica, grazie a Freud, ma soprattutto a Jung , che in direzione contraria a quella di Freud, considerava non l'inconscio individuale, ma quello collettivo in relazione alla personalità degli individui, partendo dalla considerazione che questo inconscio collettivo si manifesta attraverso degli archetipi, idee innate e comuni a tutti gli individui. Gli archetipi, questi prototipi culturali depositati nell' inconscio collettivo ( le tradizioni, i culti, i riti, i miti ),quando si integrano nella coscienza dell'individuo, rivelano la loro costante presenza attraverso immagini simboliche . Ad esempio, l'archetipo dell'acqua, per fare un riferimento ad un elemento costante nella pittura del maestro, è legato alla concezione simbolica  della fertilità ed assimilabile ad altri simboli come le cavità, quale quella uterina, oppure, per restare in ambito acquatico marino, la conchiglia. Tanto l'acqua, quanto la conchiglia, sono simboli che appaiono in molti dipinti di Blocklin e sono simboli che rimandano all'archetipo originario, alla Grande Madre e al concetto di fecondità ( le statuine fittili che rappresentano la Grande Madre hanno sempre il ventre gonfio e ricordiamo che la nascita è in genere collegata all'acqua: il bambino nasce nel liquido amniotico, il bambino cristiano è sottoposto al rito iniziatico del battesimo ). A livello simbolico, dunque, fare all'amore nell'acqua, come fanno le due creature acquatiche del Tritone e della Nereide,  ha un significato determinato, collegato appunto alla fecondità . Intorno alla fine degli anni '80 del XIX secolo, il pittore realizza diversi paesaggi marini, come Giochi fra le onde, del 1889, della Neue Pinkotheke di Monaco, con figure mitologiche  di Tritoni e Nereidi, in cui è evidente la satira anti borghese rivolta ai vizi privati ed alle pubbliche virtù tipica della Germania del suo tempo, della quale si prende in giro l'ossessione erotica da una parte e l'ipocrita moralismo dall'altra.         


Giochi tra le onde by Carlo Böcklin
Arnold Bocklin, Giochi fra le onde, 1886, Neue Pinakotecke, Munich
E' poi il principio della nostalgia per un tempo dell'oro perduto, quando l'uomo viveva in pieno contatto con la natura, liberamente, senza vincoli di alcun tipo ed in cui la sessualità era espressa senza freni inibitori o senza tabù. E' questo periodo ad offrire l'immaginario simbolico al pittore. Nel dipinto qui sopra si vede chiaramente l'accostamento del principio femminile e di quello maschile, al bianco della ninfa acquatica, dal gradevole corpo nudo e dalla apparente ingenua curiosità, ma anche dalla libera disponibilità sessuale, fa riscontro il tritone biondo ( i tedeschi sono in larga misura biondi ) col corpo bruno e la barbetta a punta (come quella del caprone, un attributo iconico del demonio ) e il volto apertamente ilare e l'intenzione chiara della concupiscenza. L'acqua dove la nereide nuota col suo corpo bianco e dove esprime la sua sensuale bellezza in trasparenze, è scura, nerastra, per un aperto contrasto con la pelle della donna. Giunge infoiato alle spalle delle ninfe bianche che guizzano fra le onde un minotauro acquatico barbuto e adiposo. Ma c'è anche un altro interessante dipinto, anzi, vi sono alcuni interessanti dipinti col medesimo soggetto mitologico marino, i tritoni e le ninfe acquatiche.

Arnold Bocklin, Tritone e Nereide, 1875, Bayerische Staatsgamaldesammunlungen,



Rispetto al soggetto solare e sensuale del nostro dipinto è un'altra cosa pur essendo le stesse figurazioni mitologiche acquatiche. Quello che colpisce in questo stupendo quadro è il momento scelto dal pittore in rapporto al simbolismo espresso: il Tritone e la Nereide hanno appena fatto l'amore, lei è sdraiata sullo scoglio che emerge dalle acque inquiete e spumeggianti, è nuda e sdraiata, è una figura umana con i lunghi capelli neri che raggiungono il ventre. L'unico segno animalesco è la peluria diffusa sul corpo bianco, dalle ascelle alle caviglie. Pelosa come il Tritone che esibisce lunghi peli che sotto il braccio non sono nemmeno distesi sulla pelle bagnata tanto sono irti e lunghi. Anche il Tritone ha capelli neri lunghi, stopposi, gli arti inferiori a scaglie che finiscono con una pinna ad indicare la sua natura anfibia. La donna stringe al poderoso collo il serpente acquatico, enorme, dal prodigioso disegno geometrico a figure verdi e bianche sul fondo nero del dorso. Il Tritone, invece, stringe la grossa conchiglia rossa. Che significa? E' un'immagine rituale di fecondazione dal chiaro simbolismo sessuale. La grossa valva rossa a forma di tromba è attributo dei Tritoni che la suonavano per placare le tempeste. Ma qui il suono è annuncio, quello della fecondazione riuscita: la natura si rinnova dopo la tempesta dei sensi scatenati e quindi placarsi in attesa di una nuova fecondazione. Il colore rosso è quello del sangue; probabile che alluda simbolicamente alla deflorazione e quindi alla perdita del sangue durante la penetrazione. Il serpente è ovviamente un simbolo fallico e la donna che lo stringe va da sé che indica il possesso del piacere espresso anche dal volto soddisfatto. Il serpente nella visione biblico-cristiano è associato con la donna e col peccato; questa Nereide-Eva è una riedizione del Peccato Originale in chiave marina e laica, senza il senso della vergogna e del giudizio divino, ma con il raggiunto piacere che soddisfa ed elimina ogni sentimento di colpa.Tritone -Adamo è discosto, più intento al suo annuncio sonoro, alla sua volontà di placare la burrasca. Anche in lui non vi è vergogna né senso del peccato, ma solo pienezza di sé, centralità, volontà di affermare il piacere al di sopra degli elementi e di ogni limitazione. Se nel nostro dipinto dunque abbiamo una serena e piacevole scena di possesso, in cui sperma e acqua marina sono una sola cosa, in un'atmosfera tranquilla, serena, piacevole, dove l'unione dei corpi non  è diversa dal mescersi delle onde, qui abbiamo un momento di riposo, il dopo. Ma se ogni possesso, ogni amplesso, come dice Bataille, è un po' come una morte, non può esserci un'atmosfera serena e tranquilla ( "che cosa significa erotismo dei corpi se non violazione dell'essere dei partecipanti all'atto, violenza che confina con la morte?, Bataille. ) . Il mare è ancora agitato, il cielo è scuro e nuvoloso e non si vede un chiaro orizzonte. Il colore della conchiglia, sebbene più sbiadito, si riscontra lontano fra le nubi, al tramonto. Una nuova era nasce non sotto buoni auspici. Le colpe degli uomini non  sono quelle della carne, sono altre, l'orizzonte sereno e libero è ancora lontano. Del dipinto vi è anche un'altra versione del 1866 in cui il Tritone emerge dietro lo scoglio, mentre la Nereide è sdraiata bianca e nuda. Qui la donna sfiora il collo del serpente e lo guarda con interesse sensuale. Il Tritone volge invece lo sguardo da un'altra parte, come se stesse aspettando qualcosa, un richiamo, un suono, un segno. Forse è una scena prima dell'accoppiamento, in cui la femmina attende il possesso che non rifiuta, ma anzi caldeggia.Le variazioni del colore, le ombre,i contrasti di luce, le forme dei corpi e del paesaggio sono contrappunti musicali, come se l'opera fosse una sinfonia, una sinfonia che dice qualcosa, che vuole colpire l'anima: "Un quadro-dice il pittore-deve raccontare qualcosa, far pensare lo spettatore come una poesia, e lasciare in lui l'espressione, come un brano di musica" . Se guardiamo il dipinto qui sopra e ascoltiamo i Notturni  (1901 ) di Debussy, ci rendiamo conto di cosa avesse voluto dire Bocklin: il grande compositore aveva scelto di introdurre nella partitura musicale un brano di corno muto a voler esaltare l'universale ritmo del mare agitato. Non vi è dubbio che nella scelta di queste donne nereidi così bianche come cadaveri e allo stesso tempo così sensuali nella loro carne nuda e morbida, Bocklin aderisse ad un'idea molto in voga in fin di secolo, quella della fémme fatale della femmina erotica divoratrice insanabile, anche se qui, apertamente, non vi è, come in Klint o in Gustave Moreau, una prepotente presenza impositiva della donna conquistatrice e la donna mantiene una sua serenità, si sente riempita del suo eros e l'uomo è un partner partecipe o distante o giocoso; ma c'è un quadro in cui questa donna condivide tante esperienze di donne crudeli e devastanti, si tratta di Mare calmo ( o meglio Bonaccia )  del 1887, conservato nel Kunstmuseum di Berna ( ma ve ne sono versioni a Vienna e New York ). E' un dipinto bellissimo e impressionante.


           
Arnold Bocklin, Bonaccia, 1886, Kunstmusuem, Bern



Il personaggio è una Sirena dalla lunga coda e dai capelli lunghi e rossi che sono rilasciati come rivoli di sangue sulle gambe pinnate. La donna si aggrappa con una mano allo scoglio e ripete lo stesso gesto con l'altra in aria. Sono gesti aggressivi, da strega ( il colore rosso è spesso associato alla morte, alla dissoluzione e alla presenza della strega nuda dai lunghi capelli rossi. E' simbolo del sangue, del demonio, del fuoco che arde e dissolve ogni cosa, dell'eros che brucia ). Le sirene non sono personaggi benevoli, sono le streghe del mare, sono personaggi infidi e pericolosi. Ulisse ne seppe qualcosa! Sono donne dall'enorme fascino e dal canto che addormenta come alito d'oppio, avvolgono nelle loro spire, amano e distruggono l'amato. Nel dipinto la sirena vede nello specchio immobile dell'acqua il suo doppio bianca, cadaverica, immobile, con la testa riversa. E' una donna che vede l'altro se stesso, la sua immagine di morte! Bocklin sapeva di dover parlare per simboli e vibrazioni musicali e di dover raccontare una storia nascosta con l'immagine del mito. Non sempre venne capito nell'Età Vittoriana, ma venne riscoperto con immensa ammirazione dopo. La pittura, diceva, deve riempire di sé l'anima. Se non lo fa. E' solo stupido artigianato.

BIBL: M.Volpi-M.Volpi Orlandini, Bocklin, Art e Dossier, Giunti, 2001. Inq. generale, molto valido
C.Klemm, Arnold Bocklin, I Protagonisti, Locarno, 1995
www Musée d'Orsay. Arnorld Boklin ( 1827-1901 ), un visionario moderno. Eccellente.
www.Arnold Bocklin, Wikypedia
AA.VV. Johakim Burgmaster,  L' Arcadia di Arnold Boklin, Omaggio fiorentino,Sillabe, Firenze,2001
wwww. Barbarainwonderart, L'immagionario mitologico di Bocklin.
Ino Chisesi, Dizionario iconografico, Bur, Rizzoli, Milano, 2000
Dizionario dei simboli, Milano, Piemme, 1993
Lucia Impelluso, Eroi e dei dell'antichità, Electa, Milano, 2002
Matilde Battistini, Simboli e allegorie, Electa, Milano, 2002
G. Bataille, L'Erotismo, Milano, 1992
M. Eliade, Miti, sogni e misteri, Milano 1976
R.Graves, I Miti Greci, Milano, 1982 
G.Yung, L'uomo e i suoi simboli, Milano, 1991
      












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