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venerdì 15 novembre 2013

Una notte inquieta




                                     UNA NOTTE INQUIETA

                                                  LA NOTTE STELLATA 


                              Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889,olio su tela, Moma, New York


" Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che
rappresentano le città ed i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini
luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli su una cartina
della Francia?Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o Rouen,
così prendiamo la morte per raggiungere le stelle
Vincent Van Gogh,  Lettera a Theo, 1888.




Van Gogh, Notte stellata, 1889,Olio su tela, Moma, New York



          Vincent Van Gogh, in quel caldo giugno del 1889, era ricoverato presso l'ospedale di Saint Paul de Mausole nel sud della Francia non lontano di Saint Remy , spesso, nel corso della notte era preda di attacchi di epilessia che lo lasciavano stremato con grandi vuoti di memoria. Quando la malattia non lo tormentava gli era possibile affacciarsi, all'alba , rilassato, a guardare la campagna immensa dormire ancora e in cielo splendere la notte stellata. Non sappiamo con esattezza se l'artista iniziò a dipingere poco prima dell'alba del giugno 1899 come non pochi studiosi sono convinti o se invece, le date siano altre. Quello che è certo che all'opera Vincent fa esplicito riferimento in una lettera al fratello Theo, risalente al 2 giugno ( Lettera n. 593 ) , in cui si legge : "...infine ho un paesaggio con ulivi e anche uno studio di un cielo stellato" . Questa e le lettere del 9 e del 19 giugno 1889, chiariscono, che in realtà la datazione va posto a circa un mese prima dell'attestato 19 giugno. 
         Da un punto di vista strettamente astronomico, il pianeta Venere fra fine maggio e inizio giugno del 1889 era al suo massimo di luminosità e si poteva osservare poco prima che sorgesse il sole ( nella lettera del 2 giugno Vincente dice che la stella del mattino che osservava dalla sua finestra all'alba, era molto grande) ; inoltre bisogna considerare che il 19 giugno la luna era ai tre quarti e non al primo quarto come sembra apparire nel dipinto. Occorrerebbe quindi, per trovare una possibile data, risalire almeno al 23 maggio del 1889, quando il cielo stellato rappresentato poteva avere qualche corrispondenza con quello dipinto da Vincent e dunque una datazione possibile va cercata fra il 23 maggio e il 19 giugno dell'89 .  
            Più che l'interesse per l'astronomia il pittore aveva un interesse per l'osservazione astronomica e per conseguenza per la rappresentazione del cielo stellato come immagine di serenità e di pace, un qualcosa che era un un bisogno della sua interiorità tormentata. Tuttavia a spingerlo alla realizzazione del cielo stellato era stata soprattutto la lettura dei Miserabili di Victor Hugo, che immaginiamo potesse aver fatto tanto nei soggiorni alla Casa gialla, quanto in quelli nella stanza dell'ospedale psichiatrico. Nel romanzo un personaggio minore, il vescovo Muryel, in alcune pagine descrittive, si deliziava di fare profonde riflessioni osservando il cielo stellato. In una lettera a Theo Vincent accenna proprio a questo personaggio del romanzo e alle sue descrizioni appassionate e profonde del cielo stellato. Era in parte anche l'interesse di artisti e intellettuali dell'età dell'imperialismo quello di occuparsi dei rapporti fra arte e astronomia a spingere, ma senza entusiasmo e anche con una vena di disprezzo, Van Gogh, a inviare alla Mostra degli Indipendenti una notte stellata, che è probabilmente la Notte stellata sul Rodano. Sono questi gli anni in cui è più intensa l'emozione per la natura, una natura sentita nelle vibrazioni del proprio animo alterato dalla nevrosi, vissuta fra litigi e riappacificazioni con l'amico Gauguin attraverso il paesaggio della Provenza, fra la campagna di Arles e quella di Saint- Remy.      

          Adorava gli ulivi. In una lettera alla madre scriveva: " Qui ci sono dei campi bellissimi con ulivi dalle foglie grigio argento, come salici cimati.", n. 598. Fra giugno e dicembre del 1889 aveva dipinto più di 15 tele di uliveti. Il paesaggio con gli ulivi era quello in cui, sul fondo si vedevano le alpi francesi. 



Van Gogh, Paesaggio con ulivi, 1889, olio su tela, Moma, New York.



      

                    Sono alberi dalle chiome nervose, arricciate, dai tronchi contorti, con il terreno sconvolto come da un terremoto, sollevato, contratto, reso con pennellate dense di bianco e di grigio con una lingua di strada che si divide in due, una verde, una bianca, che si srotola e cola come lava. Dietro gli ulivi le montagne inquietanti grige e azzurre delle Alpilles, mosse, addensate, di linee concave e convesse, sopra a tutto il cielo azzurro estivo e la nube grande e bianchissima. Nella stessa lettera alla madre, parlando degli ulivi, aveva aggiunto, convinto: " Non mi stanco mai del cielo azzurro" . Il cielo di Provenza, così carico di blu, sempre sereno e caldo in estate lo attraeva magneticamente e lo riprendeva in tutti i dipinti, nei campi di grano, nei paesaggi con gli ulivi, con i cipressi, con le alpi. Questi dipinti con linee contorte di tensione non indicano la presenza di un'agitazione interiore, magari ci sarà stata anche quella, ma leggere i dipinti in questo senso, come espressione della follia è sbagliato. Lo stile di Vincent era cambiato dopo aver lasciato Parigi e aver abbandonato il grande esempio della pittura impressionista per i paesaggi del Mezzogiorno, per i colori della Provenza. Trasferitosi ad Arles, in una casetta gialla con una angusta stanzetta, si era avvicinato alle suggestioni romantiche di Delacroix, che aveva visto nel museo di Montpellier con l'amico Gauguin. La pittura non era più la ripresa realistica di un paesaggio, ma questo era rappresentato come un'emozione, come uno stato d'animo. Non era ciò che era, ma ciò che il pittore sentiva. Non si trattava più di dipingere en plane aire, con il metodo tradizionale degli impressionisti, ma di rivivere il paesaggio nella memoria. Notte Stellata  , era stato dipinto così, nel periodo in cui stava nel manicomio di Saint-Remy, ricoverato per epilessia e per i ricorrenti eccessi di violenza, le crisi depressive, i tentativi di suicidio. Nel dicembre del 1888, dopo una lite con Gauguin, la sera si era tagliato un orecchio. Poco prima Gauguin lo aveva ritratto nell'attimo di dipingere dei girasoli e Van Gogh guardando il ritratto aveva esclamato: " sono certamente io, ma io diventato pazzo". Si trattava, come ha avuto modo di considerare Jasper, più che di psicosi epilettica, di schizofrenia. Del resto il pittore aveva una personalità chiaramente schizoide dovuta alla difficile situazione familiare, all'educazione oppressiva, al rapporto di dipendenza dal fratello Theo che lo manteneva, esasperata dal difficile rapporto con Gauguin che ammirava, dalla dipendenza dall'alcool e dalla droga ( Gauguin ricorda delle bevute di assenzio, la droga liquida verde e affermava di averlo visto, dopo un attacco, bere trementina ). Nel manicomio occupava una stanzetta sul giardino con lo sfondo delle alpi francesi, poteva lavorare in una stanza vuota vicina oppure in giardino e anche fuori, accompagnato da un assistente. Era spesso collerico, nervoso, violento con gli altri e con se stesso. Entrava ed usciva, con frequenza dalla casa di cura di Saint-Remy. Il cielo notturno, punteggiato di stelle luminose lo affascinava, lo faceva sognare. In una lettera al fratello Theo, del 1888, scrive: " Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo,i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia? Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o Rouen, cosi prendiamo la morte per raggiungere le stelle.". Prendere la morte come il treno che va da un villaggio all'altro per raggiungere le stelle e vagare così da un puntino luminoso all'altro. Il sogno inquieto di Van GoghAveva cominciato a lavorare ad una notte stellata nella tarda estate del 1888 con Esterno di caffè di notte in cui si vedeva una stretta via di Arles verso Places de Forum, dove, sulla sinistra si vedeva un caffè con i tavoli a sinistra della via, sotto una tettoia gialla illuminato da una lanterna. In alto, in cielo, si vedeva chiaramente la costellazione dell'Acquario che testimonia di una precisa attenzione da parte di Van Gogh non solo al cielo e alle stelle in genere, ma anche alle costellazioni. L'idea era nata da una lettura di Maupassant. " ...finora non mi hai detto se hai letto Bel Ami di Guy de Maupassant-scrive al fratello Theo-...te lo dico perché l'inizio di Bel Ami contiene la descrizione di una notte illuminata di stelle a Parigi con i caffè vivacemente illuminati sul boulevard ed è pressapoco lo stesso soggetto che ho appena dipinto" ( n. 543 ). In realtà Van Gogh si era  sbagliato


Vincent Van Gogh, Esterno di caffè di notte, 1888, olio su tela, Rijksmuseum, Coll. Koeller-Mueller, Otterlo, Olanda

perché la descrizione del caffè di notte sui boulevard di Parigi non è ripresa da Bel Ami, ma da Yvette, non un romanzo, ma un racconto pubblicato con altri ( fra i quali Claire de Lune, con una lunga affascinante descrizione di una notte di luna piena che certamente non sfuggì al pittore ) nel 1884, in cui si descrive il contrastato amore fra Savigny e Yvette dopo il tentativo di suicidio di quest'ultima. Il giallo luminoso della lanterna sotto la tettoia che illumina anche l'acciottolato della strada e contrasta con le ombre scure sui palazzi, si distacca dal cielo stellato carico di un blu cobalto dove punticchiano le stelle piccole e grandi della Costellazione dell'Acquario. Se guardiamo bene in questo dipinto le linee sono calme, i colori non accesi, le figure dei borghesi tranquille. La notte stellata ritorna sempre nello stesso anno in un altro importante dipinto, Notte stellata sul Rodano. Realizzato probabilmente sul finire di settembre del 1888 dal vivo, il dipinto mostra una grande cura da parte del pittore olandese nel riprodurre il cielo stellato così com'è. 


Vincent Van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888, olio su tela, Musée  d'Orsay, Paris 
   
           Come si vede chiaramente, nel cielo blu cobalto e nerastro, Van Gogh dipinge l'Orsa Maggiore con il Grande Carro e le 7 stelle. L'intenzione è quella di sviluppare un contrasto di luci fra le stelle e le luci dei lampioni a gas sul fiume che lasciano nell'acqua scura i riflessi giallastri resi con grande attenzione naturalistica con brevi tocchetti di vernice giallla con tonalità diverse che vanno dall'ocra al verde oliva, al giallo limone e si stagliano simmetriche nello specchio del porticciolo. " Sto lavorando su sette tele da 30...e per ultimo uno studio sul Rodano, della città illuminata dai lampioni a gas...in alto il cielo con il Gran Carro, un luccichìo di rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo stellato..."( n. 536 , a Theo ). Come dimostrato, il cielo ripreso, in due fasi diverse a poca distanza, è quello compreso fra il 22 e il 30 settembre alle 22:30. Le stelle del Gran Carro dell'Orsa sono riprese in modo realistico, ma le altre sono di pura invenzione. Van Gogh univa la fantasia della pur invenzione all'attenzione realistica con grandi effetti di suggestione, proprio come in questo dipinto realizzato sulle rive del Rodano presso Arles. L'insieme è anche qui pacato, tranquillo, la notte è ben diversa da quella che appare in Notte Stellata, un anno dopo circa, tutta scossa da un nervoso movimento di circoli, di linee tortuose, di strisce dinamiche. Il cielo notturno, poco prima dell'alba, con la stella Venere che appare più grande e luminosa di tutte le altre, procura grandi emozioni al pittore che ricorda come anche altri pittori si erano interessati proprio a dipingere il cielo notturno in questo momento: " Questa mattina dalla finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non c'era che la stella del mattino, che sembrava molto grande. Daubigny e Rousseau hanno già dipinto questo, esprimendo tutta l'intimità, tutta la pace e la maestàb e in più aggiungendovi un sentimento così accorato, così personale. Non mi dispiacciono queste emozioni..."( Lett. a Theo del 2 giugno 1889, n. 593 ). Un dipinto suggestivo Rousseau, ammirato da Van Gogh, lo aveva realizzato nel 1886, una sera con il cielo stellato e la luna e sul prato le maschere di un immaginario carnevale naif. Un senso di pace, di serenità, di calma nelle figure e nella natura domina questo dipinto che evidenzia benissimo i contrasti di colore chiaro e scuro ( le due nubi bianche in alto e quella nera in basso che galleggiano nel cielo celestino ), gli strati di nubi basse bianche e scure che si staccano dietro la selva scheletrita di alberi scuri che fanno da contrasto di ombre in primo piano con la luminosità del fondo. Infine lo strato di verde muschiato tutto in ombra dove si evidenziano le figurine carnevalesche di pulcinella ( o Pierrot ) e Colombina. E' un procedimento verticale di contrasti che hanno lo scopo di offrire una suggestione calma del paesaggio, un'emozione controllata.   


Henri Rousseau "Le Douanier" (Il doganiere), "A Carnival Evening (Una sera di carnevale)", 1886, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia (Filadelfia)
Henry Rousseau, Un carnevale serale, 1886, Museum of Art, Philadelphia.

                  In Notte Stellata, Van Gogh sviluppa la sua suggestione su un duplice piano orizzontale, quello alto del cielo e quello basso del villaggio di Arles che è posto molto giù sull'orizzonte, quasi nascosto. Emerge solo il campanile all'olandese della chiesa che non è quello di Arles, bensì una suggestione ripresa dalla memoria del pittore, del periodo passato a Zundert in Olanda. Una ulteriore prova che il dipinto era stato realizzato a memoria e liberamente re-interpretato. Poderoso, invece, a sinistra, alto come un campanile o un obelisco, il monumentale cipresso verde scuro. Il cipresso è un albero cimiteriale che allude alla morte. Ma ad una morte serena, tranquilla, come può darla solo la vista di un cimitero. Van Gogh aveva dipinto molti cipressi in quel periodo. Cipressi di strada, posti ai bordi di strade di campagna, cipressi del cimitero, cipressi isolati. Il rapporto cipresso-cielo è frequente ( è un albero che svetta verso il cielo, drizza lo sguardo in alto, come se seguissimo la linea scura dell'albero sino ai punti luminosi che brillano nel cielo ). Allo stesso modo lo è l'associazione del cipresso con il cielo stellato. Nella stessa estate del 1889 realizza Notte stellata e cipresso in cui la mole imponente del cipresso contrasta in alto con la  presenza inquieta del cielo    stellato  

    
Vincent Van Gogh, Notte stellata con cipresso, 1889, Moma, New York

che evidenzia una spighettatura nervosa in tutta la tela, segnata dal giallo oro del grano, dal verde scuro del cipresso, dall'azzurro del cielo notturno, mentre una strada bianca attraversa la campagna come un fiume quasi trascinando i due ignari e indifferenti contadini che tornano a casa dopo una giornata di duro lavoro. Il cielo ci colpisce, con quel turbinio rotante di Venere fatto di cerchi concentrici di tonalità diverse dal blu cobalto all'azzurrino, al celeste, al bianco, all'indaco, mentre a destra vediamo un quarto di luna formato da due falci strette, una rossastra e una giallina. Torniamo a Notte stellata . C'è nel dipinto, che Vincent non spiegò come aveva fatto con altri dipinti, abbondando in particolari, ma che indicò solamente senza alcun approfondimento nelle tre lettere citate a Theo. E' possibile che il dipinto venisse interamente realizzato a più riprese nel manicomio di Saint-Remy, che il cielo stellato fosse quello ammirato dalla sua stanza. Nell'opera c'è un tumulto di sensazioni espresso attraverso le pennellate dense, cariche di blu inframezzato di fili spiraliformi di bianco. La pittura è nervosa e la sensazione è di un'inquietudine generale che esprime lo stato d'animo del pittore. Ma sarebbe sbagliato vederci qualcosa di solo agitato o addirittura un  segno dello stato emozionale psicotico. C'è invece una generale calma nel borgo, le case che si aggruppano attorno alla chiesa sono immerse nella luce della luna che ne mostra le facciate fra le ombre della notte. Non è vero che la cittadina di Arles qui non ha importanza rispetto alla maestosa presenza della natura, il villaggio è ben presente e vivo e nemmeno tanto addormentato se alcune luci sono accese nelle case. Respira nelle ombre bluastre che si addensano silenziose. Il cipresso è come un guardiano e come un avvertimento: la morte c'è ed quella che accompagna al viaggio fra le stelle. Queste sono ben 11 non una di più non una di meno. Perché? C'è una spiegazione? E' possibile che le 11 stelle facciano riferimento ad un passo del Libro di Giacobbe ( Gn. 37.9 ): " Sentite-disse-ho avuto un altro sogno, ho visto il sole, la luna e le undici stelle prostrarsi davanti a me". Non si può dire che l'originaria ispirazione religiosa che tra 1876 e 1880 sentì come una missione sino alle soglie della facoltà di teologia dove venne respinto, per poi dedicarsi alla predicazione della Bibbia e del Vangelo fra i minatori di Bruxelles, qui ritornasse prepotente; non vi sono documenti che lo provano, tuttavia è possibile che il passo di Giacobbe che Vincent conosceva, avesse avuto una qualche influenza nella composizione del dipinto.In ogni caso, in una lettera a Theo dell'estate del 1889, il pittore scrive: " Ho un terribile bisogno della religione. Allora esco di notte per dipingere le stelle". E la presenza di quella chiesa dal campanile olandese dell'infanzia non è anche un'espressione emotiva di questo suo bisogno? Ma Van Gogh si ricordò anche dei Miserabili di Victor Hugo dove il vescovo  Myriel fa lunghe e profonde riflessioni sul cielo stellato. La Notte stellata è, dunque, anche un'attesa o un bisogno, o una richiesta di aiuto verso Dio?

Bibliografia:
www. astroarte.it
www.Wikipedia.Van Gogh; Notte stellata.
Vincent Van Gogh, Lettere a Theo, Milano, Guanda,1984
Enrica Crispino, Vincent van Gogh, Firenze, Giunti, 2010
Davide Mauro, Tra arte e astronomia, 

                                      

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