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domenica 8 dicembre 2013

Satana e gli altri: i diavoli.


                                                             SATANA E GLI ALTRI : I DIAVOLI      




"Tra'ti avante,Alichino,e Calcabrina"
cominciò elli a dire,"e tu, Cagnazzo;
e Barbariccia guidi la decina.

Libicocco vegn'oltre e Draghignazzo,
Ciriatto sannuto e Graffiacane
e Farfarello e Rubicante pazzo".

Dante, Inferno,XXI,118-123

"Penso che il diavolo non esiste ed è perciò una creazione dell'uomo, l'uomo lo ha fatto a sua immagine e somiglianza" da Fedor Dostoiejvsky, I fratelli Karamazov.

                       Luca Signorelli, Dannati all'Inferno, Cappella di San Brizio, Duomo, Orvieto




File:Luca signorelli, cappella di san brizio, dannati all'inferno 04.jpg
Luca Signorelli, I dannati all'Inferno, Cappella di S. Brizio, Duomo, Orvieto
Pietro Lombardo, affermava che l'uomo ha con sé due custodi invisibili ma sempre presenti: l'angelo, che custodisce il Bene e il demonio che custodisce il Male ( Lombardo, cit., EAM, 1994, voce Diavolo ), dunque l'uomo, nella sua esistenza terrena è assistito da questi due consiglieri e l'uomo non si rivolge ad uno soltanto di essi, l'angelo custode, bensì ad entrambi o alternativamente o a uno o all'altro; essi orientano le sue scelte e lo portano a scegliere la via del Bene o quella del Male. I diavoli sono tentatori, seduttori, il loro compito è di allontanarci da dio e di conseguenza dal Bene, Dio non può impedire questo perché anche il diavolo è una sua creatura e di esso dio non può fare più a meno cosicché  il bene di dio non può esserci senza il male del diavolo. Ma dio ha creato solo il Bene e l'Universo è un mare magnum di Bene, il Male è un difetto di questo Bene, una privazione, però non è un'alternativa al Bene. Il Diavolo cerca l'allontanamento dal Bene, si avvicina a ciò che è difettoso ed è privazione. Secondo Massimo il Confessore (c.580-662 ), che riprende Dionigi Aeropagita sosteneva che essendo stato creato anch'esso da dio, il diavolo ha una natura buona, ma essendosi allontanato da dio più di qualsiasi altra creatura, la sua malvagità è il risultato di un cattivo uso del libero arbitrio: il diavolo è invidioso di dio, per questo è suo nemico e giustiziere, perché dio gli consente la facoltà di tentare l'uomo per aiutarlo a distinguere la virtù dal peccato ( Russel, 1994,17 ); insomma il diavolo non ci costringe a peccare, ma ci tenta affinché noi, di nostro libero arbitrio, possiamo peccare su concessione di dio stesso. Per il grande teologo Giovanni Damasceno (675-750), il "male non è altro che mancanza di bene"; solo il Bene è effettivamente reale, mentre il Male consiste nella privazione del Bene; la mancanza di essere e di realtà, cioè il Male, è per Damasceno, simile alla mancanza di luce: seguendo il male gli uomini voltano le spalle alla realtà e dunque alla luce e fissano il suo sguardo all'ombra ed alle tenebre( Idem, 20 ). Il diavolo e la corte dei suoi demoni sono angeli caduti perché si sono ribellati a dio, hanno cioè voltato le spalle alla grande bontà di dio e sono precipitati nell'abisso. Michele Psello (1018-1078 ) consigliere presso la corte imperiale di Bisanzio, professore di filosofia, spiega la diversa natura dei demoni: i più alti i leliouria ( splendenti e brillanti ), abitano l'ere nella sfera della luna, sono demoni dell'aria e per questo detti aeria . I demoni chtonia abitano la terra. Gli hydraia o enalia abitano le acque. Gli hypochtonia, vivono sottoterra. I demoni che vivono più in basso di tutti, ciechi e senza sensi, nell'abisso infernale sono i misophaes ( Idem,21 ). I demoni più alti agiscono sui sensi e indirettamente sull'intelletto agitando gli incubi nella mente umana ( phantastikos ). I demoni più bassi parlano ed emettono falsi oracoli, mentre gli infimi, i più bassi e ciechi, sono privi di sensi, sono solo violenza bruta. La classificazione di Psello, come afferma Russel era incoerente e rozza e incompatibile con la tradizione cristiana e non durò molto ( Russel, 22 e 23 ). Più importanza ebbero le eresie dualistiche orientali, come quella bogomila diffusasi prima nei Balcani poi nel mondo Slavo, nella costruzione di una vera e propria demonologia. Per i dualisti radicali il diavolo era il dio delle tenebre, indipendentemente dal dio della luce. Esistevano quindi un Signore e un Diavolo o Satana, che invidioso della condizione di Dio e stufo della subordinazione a lui, si ribellò e venne precipitato nel vuoto dell'abisso. Qui il diavolo, vagando nell'inconsistente e nel buio, non si perse d'animo, ma pensò di creare un secondo cielo, diverso da quello luminoso e immateriale di Dio, un universo della materia. Così creò Adamo dall'argilla, ma non riuscendo in nessun modo a dargli vita, si fece aiutare da Dio che lo aiutò a creare anche Eva. Il Diavolo, prese le sembianze di un serpente, con la coda sedusse Eva ed ebbe da lei Caino e la sorella gemella Calomena; più tardi, invece, Adamo si unì ad Eva ed ebbe Abele. Dio punì Satana per aver sedotto Eva e gli tolse la facoltà creatrice, lasciando che divenisse nero di aspetto e sporco, animalesco, ma gli permise di avere la facoltà di dominio sul mondo materiale ( Russel, 25 ). Prima del VI secolo non si sa come il diavolo sia fatto, che aspetto abbia. In un mosaico ravennate di S. Apollinare Nuovo, Cristo Giudice è sul trono con alla destra un angelo rosso al quale si avvicinano candide pecore e alla sinistra un angelo turchino con  ai piedi un gruppetto di capre ( Russel, 95 ). Questa immagine dell'angelo turchino o blu è la prima immagine del diavolo dell'arte cristiana. Kischbaum,1940, nello spiegare questa illustrazione della Parabola del Regno di Dio e del Giudizio Finale (Mt.25,31-46 ), chiarisce come l'angelo di  sinistra ( il demonio ), sia segnato dalla macchia, dal buio, dall'oscurità del peccato, contrariamente da quello di destra che appartiene all'etereo, al puro.

Mosaico di S.Apollinare Nuovo, Il Giudizio di Cristo, Ravenna
Guardiamo come Cristo, al centro rivolge la sua mano solo a destra, alle pecore candide ( le anime dei Giusti ), mentre ignora i tre capretti di sinistra ( le anime dei peccatori ), che presentano, sul manto peloso macchie scure. La destra, in opposizione alla sinistra, rappresenta il principio celeste, maschile, solare, dispensatore di luce; la sinistra, in opposizione alla destra, rappresenta il principio terreno, ricettivo, lunare, oscuro. Si tratta dei due poli opposti di Bene e di Male. Il rosso è colore vitale, legato al fuoco e all'amore; è il colore del sangue sacrificale di Cristo e indica simbolicamente la vittoria del Bene e dell' Amor Sacro di Cristo Risorto. Il turchese, o meglio il blu, indica il freddo, l'abisso, l'ombra, il buio. Soffermiamoci su di un particolare molto interessante: la presenza dei capretti e delle zampe di capra a sinistra. Uno degli attributi del diavolo è proprio il capro. In verità è più il caprone, che rimanda ad una precisa iconologia infernale e stregonesca.  Ma riferiamoci, genericamente al capro. S.Girolamo definiva i satiri e i fauni simboli del diavolo ( Link, 49 ); proprio i satiri e i fauni hanno caratteristiche tipiche che possono accomunarli al diavolo: le orecchie appuntite, le corna, la coda, gli zoccoli fessi. Il dio greco dei boschi, Pan, è una immagine che può stare fra i parenti del diavolo senza, però, come afferma Link, esserne l'ascendente diretto, in quanto diverse sono le variazioni che l'immagine del diavolo presenta. Tuttavia alcuni caratteri sono comuni, la nudità e la lussuria che esprime la figura animalesca e il colore sempre bruno, nerastro. Nell'affresco dei Dannati all'Inferno di Luca Signorelli, i diavoli hanno una figura umana o umanoide e presentano alcuni di questi caratteri, in particolare il colore bruno, bluastro,grigio scuro, che è presente sulle parti più basse del corpo ( le natiche ) o su quelle più alte ( il volto, la testa ) o sull'intero corpo nudo. I diavoli dell'affresco hanno le corna però non hanno i piedi caprini; i piedi dei diavoli qui sono umani. Vi sono dunque considerevoli variazioni nell'iconografia del diavolo. Nelle scene di massa ( questa del Signorelli ha un carattere coreografico e teatrale ), alcuni caratteri sono più importanti di altri. Qui, ad esempio, lo sono i volti sconvolti, i capelli serpentiformi o a forma di fiamma, il colorito scuro che definisce l'intera figura o indica una parte determinata di essa, le corna, le ali di pipistrello, anch'esse scure, gli oggetti di tortura che usano, come ad esempio il gancio o uncino. L'immagine dei diavoli è qui sempre terribile, serve ad incutere terrore, a suscitare l'incubo della condanna infernale. Si guardi il demonio in basso a destra che sembra ruotare con violenza la testa del dannato. In questo affresco l'accostamento per antitesi dei colori dei corpi nudi è molto efficace: si guardi come l'incarnato rosato dei dannati si scontri con quello grigio dei diavoli. Come nella massa dei corpi emerga una violenza ancora più cieca e disordinata, un vero caos infernale. Soffermiamoci su alcuni particolari di questi diavoli: le corna, i capelli, le ali di pipistrello, i colori scuri. L'attributo delle corna è un simbolo di divinità e di potere ( in ebraico la parola kereni, significa tanto corna che potere ) nell'iconografia occidentale. Dioniso era spesso effigiato con le corna e così il dio Pan, che ha un corno fra le mani o porta le corna in capo. Pan era un dio pastorale dell'Arcadia, di aspetto inizialmente bestiale, mostruoso, ma non violento e malvagio, in seguito si ingentilì nelle forme, mantenendo un volto feroce e lussurioso,corna di caprone o di ariete e zampe caprine come i satiri e assumendo un carattere violento e selvaggio e accentuando la connotazione sessuale ( zoofilia, onanismo, stupro ) e il carattere malvagio, beffardo,ingannatore. Insomma gli artisti rinascimentali, ancor più di quelli medievali, avevano, come referente figurativo primo del diavolo proprio il dio Pan e gli esempi della statuaria certo non mancavano.
Il dio Pan e la ninfa Dafne, copia romana di una scultura  greca. Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Lo stesso Signorelli aveva dipinto un'allegoria, Il Regno di Pan ( o l'Educazione di Pan ), che aveva un significato politico, rimandando simbolicamente all'unità totalizzante ed alla forza maschia del Regno Mediceo. Il dio occupa la posizione centrale, in trono, ha estremità inferiori caprine, mentre in testa notiamo corna bianche luminescenti e fra le gambe, un poco in ombra il fallo.

Luca Signorelli presented to Lorenzo de Medici a picture which is probably the one named the School of Pan, discovered in Florence and formerly in Berlin (destroyed during the Second World War); it is almost the same subject which he painted also on the wall of the Pandolfo Petrucci palace in Siena—the principal figures being Pan himself, Olympus, Echo, a man reclining on the ground and two listening shepherds.
In the palace of Pandolfo Petrucci Luca Signorelli worked upon various classic or mythological subjects, including the School of Pan already mentioned.

via www.gutenberg.org
Luca Signorelli, l'Educazione di Pan, Berlino, Museo di Stato
Possiamo anche individuare il colorito bruno e la nudità che caratterizzano il dio. Nella Cappella di San Brizio i diavoli sono nudi e scuri, abbiamo detto. La nudità ( come per Pan ) deriva  dalla natura  pagana dei demoni ( si credeva, comunemente, che gli dei pagani fossero demoni ); ma lo era in rapporto al fatto che si trattava di un denudamento, di spogliazione, come simbolo di umiliazione ( gli angeli non sono nudi, ma indossano tuniche o dalmatiche ) ed in questo si pongono sullo stesso piano dei dannati, anch'essi colpevoli di peccato.  Riguardo alla nudità, va anche detto che essa era un motivo legato alla sessualità che, come per Pan, nel demonio, era creduta particolarmente sviluppata ( il demonio è lussurioso per definizione ); ma se per Pan, come per Priapo, la presenza del fallo ( ad indicare la potenza sessuale ) era essenziale, non vi sono immagini di diavoli con il fallo e nemmeno in questa di Signorelli. Il diavolo centrale dell'affresco, che potrebbe mostrarlo, ha  un perizoma. Non è tanto il fatto che i diavoli erano angeli e quindi asessuati, quanto il fatto ,come suggerisce Link, che si negava ai diavoli la facoltà umana della procreazione. Quanto al fatto che i diavoli sono scuri, grigi, neri, bluastri e a macchie e che come nell'affresco del Signorelli questo colore appaia in più punti del corpo o in una parte o in tutto il corpo, si può spiegare che si tratta di un colore esattamente contrario al bianco degli angeli, che i diavoli sono passati dalla sostanza eterea a quella tenebrosa, dal cielo alla caverna e dunque sono fatti di una sostanza minerale, densa, hanno il colore fosco delle nubi temporalesche, del buio, dell'abisso, dell'ombra. Il diavolo non può avere la luce, deve essere avvolto d'ombra. Link suggerisce anche il fatto che l'ispirazione artistica può aver preso le mosse dalla raffigurazione degli dei egizi e della Nubia, che erano appunto neri. Un altro aspetto che Signorelli individua nella caratterizzazione del diavolo sono le ali di pipistrello. Tre diavoli appaiono con questo simbolo: il primo a sinistra presenta ali  colorate di grigio e arancione, gli altri due invece hanno ali grigio scuro macchiato e di grigio e arancione macchiati. Tutti, però presentano ali membrate, come quelle dei pipistrelli di grotta, che differiscono, naturalmente dalle candide ali degli angeli di dio. Le ali sono dunque un retaggio della precedente natura angelica, solo che, entrando in contatto con la fosca atmosfera infernale, restando macchiate dal peccato, evidenziando il carattere plumbeo, terreo, minerale, assumono un altro aspetto. Baltrusaitis ha evidenziato in un suo studio del 1955, come i diavoli occidentali, intorno al XII secolo comincino ad assumere alcune caratteristiche dei draghi cinesi, come le ali di pipistrello, a seguito dell'invasione tartara in occidente, ma anche di viaggi francescani in Cina e Giappone. Informazioni di viaggiatori e scritti di viaggio che dovevano colpire anche un lettore attento come Dante che così descrive l'immagine mostruosa di Lucifero: " Sotto ciascuna uscivan due grand'ali / qual si convenia a tanto uccello./ vele di mar io non vidi mai cotali/ Non avean penne, ma di vispistrello/era loro modo; e quelle svolazzava,/sì che tre venti movean da elle. " ( Inf., XXXIV,35 ). Questi diavoli sono descritti in vario modo da Dante che va dall'assenza descrittiva sino alla caratterizzazione, indicando le ali di pipistrello e le corna, come simboli più evidenti dei demoni della I Bolgia dell'VIII Cerchio. Nella cerchia dei Barattieri, poi la descrizione si fa più curata e si evidenzia la violenza bruta dei diavoli intenti a perseguitare le anime dei dannati. Luca Signorelli era un attento lettore di Dante e il suo affresco è certo un'illustrazione dantesca delle pene inferte dai demoni ai dannati. Ma a livello iconografico la migliore e più efficace illustrazione dei demoni alati come inquietanti pipistrelli che sorvolano minacciosi le mura di Arezzo si ha in Giotto:

Cacciata dei diavoli da Arezzo
Giotto, Cacciata dei diavoli da Arezzo, Basilica Superiore, Assisi
Ripresa dal racconto della Legenda Major (VI,9) di Francesco d'Assisi, affrescata fra 1295 e 1299, la scena giottesca della Basilica Superiore di Assisi mostra, nell'elaborata prospettiva verticale con edifici policromatici dentro le alte e robuste mura cittadine, l'attacco dall'alto dei diavoli, neri, con ali di pipistrello, sopra i tetti e le altane e le torri. Da notare, a sinistra il candore della cattedrale che allude simbolicamente alla perfetta pax cristiana della Chiesa, di fronte alla varietà colorata della città preda dei demoni, del male, delle lotte intestine delle correnti politiche. Non ha qui molta importanza sottolineare come l'associazione fra ali di pipistrello e demoni sia più antica e diversa dalla diffusione dei draghi alati cinesi e che rimanda più che altro alla caratterizzazione negativa del Giudeo, resta un fatto che proprio dopo l'invasione tartara il demonio assume questo aspetto da chirottero che verrà ripreso in età umanistico-rinascimentale come un fatto caratteristico dell'iconologia demoniaca. La massa di corpi dipinta dal Signorelli, la caratterizzazione anatomica dei nudi, la puntualizzazione fisiognomica del ceffo e del violento animalesco, non sono del tutto segnati dal tragico e dal caotico disperato. I diavoli presentano anche un loro lato popolaresco comico o di derivazione comica che è ripreso, come anche in Dante , dalle sacre rappresentazioni, dove la maschera del diavolo ( sia intesa come oggetto scenico, sia intesa come tipizzazione comica ) trova largo spazio. Arti figurative e teatro si influenzarono a vicenda quasi si diffuse in teatro in volgare, almeno dalla fine del XII secolo. Il grottesco delle maschere diaboliche aveva la funzione di colpire il pubblico che affollava i recinti teatrali delle piazze, così come gli artigli finti dai guanti rossi, le corna in capo, i forconi e gli uncini, il fumo ed il fuoco. A Firenze c'era stata una famosa rappresentazione su zattere in Arno al Ponte della Carraia nel 1304 descritta da Giovanni Villani ( libro VIII, cap. LXX ) durante la quale si svolse una lotta fra figuranti mascherati da diavoli, un numero tradizionale in Francia, con le famose diablerie . Questa rappresentazione rimase memorabile, in quanto, la calca di persone sul Ponte, portò alcune di loro a cadere in acqua e affogare cosicché poterono passare direttamente dalla finzione dell'inferno all' inferno in cui li avrebbero accolti i tormenti di quei diavoli un po'comici e un po' tragici che avevano visto. Maschere da diavolo erano comunque largamente in uso a Firenze e ce ne dà testimonianza Giovanni Boccaccio a proposito di quella indossata da Buffalmacco nella  9a novella della VIII giornata. E nella Firenze rinascimentale per Carnevale era comparso un Carro dei diavoli. Questi diavoli popolareschi e comici, carnevaleschi, con le loro maschere terrifiche e con le loro azioni mimate di graffiare, scarnificare,azzannare,strangolare, si riscontrano anche in Dante ( e si ricordi la trivialità comica del diavolo che" col cul fece trombetta ") che cita, nella sua schiera di diavoli, anche quell' Alichino che era stato protagonista nelle diablerie col nome di Hellequin ( Harlequin ) e che in seguito divenne una delle principali maschere della Commedia dell'Arte conservando tratti diabolici. Insomma i diavoli fanno massa allegra e comica a Firenze e in Francia e presentano un'altra faccia del demonio, quella meno terrifica e sconvolgente. Di questo aspetto avevano tenuto conto gli artisti che si erano preoccupati di aderire alla visionarietà popolaresca, in cui realismo e carnevalesco si mescolano in un insieme dinamico. E' il caso ad esempio dei diavoli che compaiono nell'Inferno che il Beato Angelico raffigura nella tavola di sinistra in basso del trittico del Giudizio Universale, dipinto fra 1447 e 1448 e conservato staccato allo Staatliche Museen di Berlino, Gemaldegalerie.

Beato Angelico, Inferno, 1447-48c, Staatliche Museen, Berlin, Gemaldegalerie 
Qui i dannati non sono in uno spazio solo, prospetticamente definito, in una massa di corpi nudi insieme ai demoni carnefici come nell'affresco del Signorelli, che è posteriore di circa cinquanta anni, qui il sistema è ancora quello tardo medievale dell'incasellamento e nella divisione in spazi profondi e chiusi dentro il ventre della montagna secondo una visione dantesca e ancor prima secondo la visione ( alla quale anche Dante aveva attinto ) dell'XI secolo meglio nota come Visione di Tundale in cui sono descritti i tormenti infernali e dove viene rappresentato con connotati pittorici il bestione Lucifero" una bestia di incredibile grandezza e ineffabile orrore...i suoi occhi brillavano come carboni accesi, la sua bocca si spalancava enorme e dal volto sfavillava una fiamma inestinguibile" Tundale poi vide anche demoni che rimestavano le anime dannate in uno stagno ghiacciato e la bestia enorme, scura e terribile, sedeva su questo stagno "e divorava tutte le anime che riusciva ad afferrare" ( Russel, 158 ). La descrizione di Tundale è ripresa dall'Angelico che la raffigura nella sua tavola in modo puntuale e con un misto di quegli elementi di realismo carnevalesco che stemperano la drammaticità dell'insieme. La stessa bestia scura di Lucifero con le piccole corna bianche e la bocca enorme che mastica i dannati non sembra particolarmente orribile. Anche qui i diavoli presentano le ali di pipistrello, le corna, il colorito bruno o grigio scuro e i volti hanno fattezze da maschere diaboliche ( si guardi in alto i tre diavoli. Sempre in alto, sulla destra, vediamo un mostro con la bocca spalancata. Si tratta di un comune modo di rappresentare l'inferno anche qui piuttosto frequente in ambiente scenico. Il codice che riporta la Passione di Eustache Mercadé ( Biblioteca Municipale di Arras ), presenta delle miniature nelle quali appare una enorme bocca spalancata. Allo stesso modo le fauci appaiono in una miniatura del Mistero di Valenciennes che è del 1547 ma che riporta una figurazione scenica sicuramente medievale. Questo singolare modo di raffigurare l'Inferno ( nei palchi medievali era sufficiente il solo meccanismo mobile della grande bocca azionata da argani che muovevano le mandibole ) sembra abbia una derivazione dai commenti medievali al Libro di Giobbe in cui si parla del mostro Leviathan che figura di Satana sia per Gregorio Magno che per Onorio di Autun ( Guccini, in Drumbl, 1989,230). Se Satana antropofago, mostro terribile o comico appare in ambito toscano nel mosaico di Coppo di Marcovaldo del Battistero di Firenze,il mostro dalla grande bocca spalancata, il Leviatano, drago e serpente, trova più spazio nelle miniature oltre che nei palcoscenici medievali ( ma la tradizione va ben oltre, nelle Passioni francesi e tedesche e nelle Sacre Rappresentazioni Italiane del Rinascimento ). I diavoli che vediamo nell'affresco del Signorelli hanno una raffigurazione più libera, più aerea, al di fuori dell'interiorità. Non sono immersi nel buio fosco e incendiato della caverna dove i nudi riflettono i bagliori delle fiamme come nel bellissimo Inferno di Memling:

Hans Memling, Il Giudizio Universale , anta di destra, Dannati all'Inferno, 1468-1472c. Muzeum  Pomorskie, Danzica
qui i dannati nudi fanno veramente impressione con i volti stravolti in balia delle nere creature mostruose che li azzannano, li stritolano, li inforcano. Se vediamo l'intera tavola del Trittico vediamo come Memling, a destra ( a sinistra vediamo invece la bianca porta del Paradiso con le anime elette, anch'esse nude, che vengono accolte dagli angeli ) opera in senso verticale dando l'impressione della caduta a precipizio dei dannati che vengono accompagnati, nella loro discesa dalla tromba dell'angelo dell'Apocalisse

Il Paradiso e L'Inferno
Nella sua opera Luca Signorelli, invece, opera in senso orizzontale dando spazio essenzialmente al rapporto dei dannati con la terra, mentre i diavoli possono essere anche in cielo, volare in alto fra le nubi e precipitare improvvisamente come rapaci in basso. Si veda al centro dell'affresco in alto uno dei diavoli che attraversa il cielo tenendo sulle spalle una strega nuda con i capelli al vento e il volto incupito che contrasta con quello beffardo e carnevalesco del demonio ( si vede molto bene qui come si tratti di un volto-maschera ) che volteggia con le sue ali di pipistrello. Se vediamo l'intera parete della Cappella si vedono i dannati nudi cadere verso il basso dove raggiungeranno gli altri che sono disposti in piedi nel gruppo folto su di una terra -



piattaforma dove vediamo "allestita" la rappresentazione scenica dei diavoli. In alto, al centro con il piede che

Luca Signorelli, Dannati all'Inferno, 1499 c., Cappella di S. Brizio, Duomo di Orvieto


indica l'asse centrale che termina in basso al piede arretrato del demonio al centro e stabilisce il vertice di un triangolo equilatero con la base che va dal piede del demonio a sinistra alla mano del dannato a destra, , è l'arcangelo Michele che sguaina la spada  e che sovrasta, in cielo, il diavolo volante. San Michele è un'altra immagine tipica posta in relazione con il diavolo e che Signorelli aveva ben chiara nella sua caratterizzazione iconografica con l'armatura e la spada ( sguainata o che sta per esserlo ). In questa immagine, rispetto a quella del 1508 in cui un generico diavolo nero è visto solo come mostro, vediamo Michele che sconfigge Satana in persona piegandolo in terra. Il diavolo cornuto, nudo, spalle al suolo con strane ali che non sembrano di pipistrello, ma sono attributo mostruoso e un forcone che ha le punte piegate a simboleggiare la sconfitta del male, conserva un incarnato scuro a macchie.


San Michele sconfigge Satana
Raffaello Sanzio, S.Michele sconfigge Satana,1518, Musée du Louvre, Paris
La funzione delle opere d'arte, come quella del Signorelli nel Duomo di Orvieto, era quella non solo illustrativa di episodi della storia sacra, ma anche quella di fornire al popolo incolto una lettura emotiva. In un brano riportato da Link, da una delle Ballate di Villon, la madre del poeta così si esprime a proposito delle pitture viste in Chiesa: " Sono una povera vecchia e non sono mai andata a scuola, non sono una studiosa, non so leggere. Ma nella Cappella ho visto le pitture con da una parte il Paradiso con arpe e flauti e dall'altra l'Inferno dove i peccatori vengono cucinati tra i tormenti. Le une mi hanno dato molta gioia, le altre mi hanno fatto una tremenda paura". I peccatori che bollono nel calderone, così come appaiono nell'Angelico dovevano essere diffusi anche in Francia e magari avere un realismo molto più accentuato e drammatico, tuttavia a livello di percezione popolare non è che si capissero tanto certe figurazioni in sé, si capivano i singoli tormenti. Quello che mostravano i dannati in espressioni e gesti era molto più efficace e comunicativo di qualsiasi predica. Nel guardare i tormenti inflitti dai diavoli ai dannati nell'affresco del Signorelli, i fruitori credenti erano certo sconvolti dalle immagini, ma lo erano molto di più dalle punizioni promesse che quelle immagini rendevano reali e angoscianti. Siccome nessuno può affermare di non peccare mai e che tutti possono essere tentati e quindi sono potenzialmente peccatori, tutti  debbono sapere ( e in quel modo potevano saperlo immediatamente e anche più volte ) in qualsiasi momento e nel modo più diretto di aver preso la strada sbagliata.

Bibliografia:
Jeffrey Burton Russel, Il diavolo nel Medioevo, Roma, Bari, Laterza, 1984
J.Baltrusitis, Il medioevo fantastico, Milano, 1973
E.Castelli, Il demoniaco nell'arte. Il significato filosofico del demoniaco nell'arte, 1952 
E.Konigson, Lo spazio del teatro nel Medioevo, Firenze, la Casa Usher, 1990.
G.Guccini, Le fauci sceniche, in J.Drumbl, Il teatro medievale, Il Mulino, Bologna,1989
Luther Link, Una maschera senza volto. Iconografia del diavolo, Feltrinelli, Milano, 2002  

  


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