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mercoledì 19 giugno 2013

Il santo cane





                                       IL SANTO CANE

                            Anonimo, San Cristorofo cinocefalo,1685,Atene,Museo Bizantino


Anonimo, San Cristoforo cinocefalo,1685,Atene,Museo Bizantino


                          Le uniche notizie della leggendaria vita di San Cristoforo sono la notizia della morte, attestata sembra in Asia Minore e la diffusione del culto dal V secolo in Bitinia. Cristoforo si chiamava in realtà Reprobo ed era un cananeo di considerevole statura, un gigante, il cui nome Cristo-foro ( portatore di Cristo ), con il quale era conosciuto, è servito per alimentare la stessa leggenda del Santo che con Cristo sulle spalle attraversa a guado il fiume. Secondo la leggenda, Reprobo, che per lungo tempo aveva prestato servizio alla corte di un potente re orientale, si era accorto che il re aveva timore del demonio e quindi, considerando il suo re e padrone inferiore al principe del Male, lo abbandonò. Un giorno trovò Satana che gli offrì di mettersi al suo servizio, ma quando Reprobo gli mostrò un crocifisso si accorse, dalle reazioni, che anche il demonio aveva paura. Così abbandonò anche lui. Un giorno incontrò un eremita che si mise a parlargli della potenza di un uomo che in Palestina tutti chiamavano il Cristo. Così, vedendo il suo interesse e la sua statura, l'eremita gli consigliò di mettersi presso il fiume per traghettare dall'altra riva i viandanti. Aggiungendo che come avrebbe aiutato gli umili, così avrebbe aiutato Cristo che è sempre dalla parte degli ultimi. Una volta da quelle parti passò un bambino che chiese di essere traghettato. Reprobo lo mise sulle spalle; ma man mano che procedeva lo sentiva sempre più pesante al punto che alla fine gli sembrava di dover trasportare sulle spalle addirittura il mondo intero. Allora il Bambino si riveò come Gesù Cristo, il suo stesso creatore; Reprobo si stupì e rimase senza parole, mentre il suo bastone, improvvisamente fiorì, attestando il miracolo del prodigioso trasporto. In seguito secondo questa versione Cristoforo visse predicando fra gli umili e venne arrestato e martirizzato sotto l'imperatore Decio. Questa leggenda sul Santo è attestata in Occidente; ma ve ne è anche una di origine orientale in cui si dice che il Santo era un appartenente alla tribù dei cinocefali, uomini dalla testa di cane di considerevole statura che si arruolò nell'esercito imperiale e si convertì al Cristianesimo, subendo il martirio sotto l'imperatore Decio. Nella Passio sancti Christophoris marteris  si parla della leggenda di S. Cristoforo cinocefalo, che era un gigante con la testa di cane che aveva il compito di traghettare Gesù Bambino da una parte all'altra del fiume caricandoselo sulle spalle. In questo senso vi sono evidenti rapporti di analogia con il dio egizio Anubi, con la testa nera di sciacallo ( il nero è il colore del bitume usato nell'imbalsamazione e dunque il colore dei morti; lo sciacallo è un animale che si ciba dei resti dei cadaveri ), che aveva il compito di traghettare i morti nel Regno dell'Aldilà. La più antica raffigurazione del dio è in una tavoletta egizia della I Dinastia dove si vede il dio con la testa di cane, figlio di Rea, generato dalla dea Hesat, dalla testa di vacca. I Greci identificarono in Ermanubi, o Ermes Psicopompo ( che accompagna le anime ), il loro traghettatore nel Regno dei Morti, in analogia con il dio Anubi, però i simboli di riferimento e la stessa immagine figurativa è piuttosto diversa. Dunque S. Cristoforo cinocefalo, presenta un riferimento con il dio egizio Anubi, si tratta di una sopravvivenza pagana che risale all'introduzione del culto di Anubi a Roma, culto che sopravvisse almeno sino al II sec.d.C come testimoniato dalle Metamorfosi di Apuleio. Vediamo qui sotto nella fotografia ritoccata di Jean-Pierre Dalbér del Centre Commons,2009, un'immagine del dio cane Anubi fra Osiride ed Horus ritrovata sulla parete di una tomba della Valle dei Re: il dio Anubi ha la testa di sciacallo di colore nero. La sola testa faceva parte del geroglifico di Anubi nelle iscrizioni presenti nella stessa tomba.

File:La Tombe de Horemheb cropped.jpg
Il dio Anubi, Tomba KV.57, di Horemheb, Valle dei Re, Egitto, 2009, Jean-Paul Delbére

                      L'immagine, diffusa anche a Roma nell'ambito del culto di Anubi, è nota sin dall'Alto Medioevo diffusa dalle illustrazioni che riguardano tanto il dio, quanto il popolo mostruoso dei cinocefali, ad esempio dallo Schedel'sche Waltechrnonik di Hartmann Schdel ( foglio XII ), dove la prima vignetta in alto mostra appunto un cinocefalo. Nella Leggenda Aurea, a proposito della vita di S. Cristoforo, poi, si riprende, in toni al solito favolistici la vicenda del gigante con il volto mostruoso di cane ( ma forse qui è più un orco ) che trasporta il Bambin Gesù sulle sue enormi spalle da una riva all'altra del fiume, mentre il bambino via via diventa sempre più pesante saggiando così la resistenza e la forza d'animo. Si tratta di un santo superman,indistruttibile ad ogni tortura, fatica o vessazione, salvo che al martirio supremo di ogni santo: la decollazione, perché la forza vitale, della fede e del corpo, risiedono nel capo e nel cervello e dunque, perché avvenga il martirio occorre recidere la testa. La testa di cane, appunto, la testa del mostro ( Le serpi in seno, La leggenda Aurea di Jacopo da Varazze,1982, a c. di Folco Portinari, p.310 ), che, peraltro, dimostra l'universale bontà creativa di Dio padre, che ha dato la vita anche a popoli umanizzati ma che sono ancora bestie, come gli Sciapodi ( o popoli dall'unico grande piede ) o i Ciclopi di omerico ricordo ( popoli dall'unico grande occhio ). Un caso singolare, unisce la leggenda di Anubi, quella di San Cristoforo, a quella di un cane-santo, il santo levriero Guignefort, vissuto nei pressi di Lione, nella campagna compresa fra Chatillon-sur-Chalaronne e Marlieux. La storia raccontata da cronache francesi è quella di un povero levriero, lasciato solo nella stanza di un bambino a fare la guardia. Un giorno il padre del bimbo torna a casa e non trova più il figlio; la culla è rovesciata e insanguinata. Il cane non si trova. La rabbia invade il signorotto feudale che cerca il levriero, lo trova e subito lo trafigge con la spada credendolo uccisore del bimbo. Ma più tardi, però, trova anche il figlio, e, sotto la culla, fra il sangue rappreso, una vipera che il cane aveva ucciso per salvare il bambino. Subito la notizia si sparge e il cane viene seppellito con tutti gli onori. Dopo un po' di tempo si scopre che le richieste ed invocazioni di aiuto fanno si che il cane-santo si renda protagonista di miracoli nei confronti dei bambini e diviene, in questo modo,protettore dei bambini. La storia è stata studiata oggi da un importante storico dell'immaginario medievale come Schmitt ( J.C.Schmitt, Il santo levriero,1982). Ma torniamo a Cristoforo. Le leggende greche parlano di una vera terra dei cinocefali, la Cinopolitania, la terra dei cani. Da qui ( ma anche da altri posti che si contendono la sua nascita, come la Licia ) sembra provenire Cristoforo, festeggiato dalla Chiesa Bizantina il 9 maggio, ma da quella latina, il 25 luglio, in piena, non a caso, canicola . Le due date, peraltro, corrispondono,al tramonto e al sorgere, di Sirio nella Costellazione ( ovviamente ) del Cane ( tramonta successivamente, a chiudere il periodo della canicola, il 24 agosto ). Si tratta, come vediamo, di una serie di parallelismi che uniscono la festività religiosa con il cielo estivo ( solstizio d'estate ), che evidenzia un cosmo comune della vita dei popoli agricoltori e pastori. La leggenda di S. Cristoforo gigante dal volto orribile nella iconografia cristiana occidentale è piuttosto ingentilita. Il Santo porta sulle sue larghe spalle da una riva all'altra del fiume il Bambino Gesù che, con il passare del tempo diventa sempre più pesante; inoltre, sembra che il fiume avesse anche una brutta corrente che rendeva il passaggio delle acque molto duro e difficile. Nonostante tutto Cristoforo, sia pure stremato, arrivò all'altra riva del fiume. Qui il Bambino Gesù gli rivela la sua identità e Reprobo ( questo il nome del Santo prima della conversione ), stupefatto, apprende che l'eccezionale peso sulle sue spalle è dovuto al fatto che il Bambino Gesù si è caricato il peso del mondo intero. Da qui si può evincere che la differenza fra il prima e il dopo dell'era cristiana è che dopo il cristiano si fa carico della responsabilità dell'intera orbe terracquea: si va dunque dall'io al tutto. Nell'immagine di san Cristoforo della cultura occidentale la figura del santo è quella del gigante, ma questo gigante che tiene sulle braccia il Gesù che diventa via via più pesante rimanda più che ad un generico essere gigantesco al mito di Atlante. Figlio di Giapeto e Climene, Atlante ebbe l'ardire di partecipare alla lotta dei Titani contro Zeus e per questo venne condannato a sostenere sulle proprie spalle la Volta Celeste o, più comunemente, il globo terracqueo. Al personaggio mitico è spesso associata l'idea di sopportare un peso immenso sulle spalle e questo aspetto è ben recepito dalla Storia dell'Arte, dove, infatti, si dicono"Atlanti"o "Telamoni" le statue antropomorfe che, in architettura sostengono i pilastri di un edificio. Da qui, a livello artistico, anche l'associazione fra san Cristoforo ed Atlante. In verità questa associazione ne contempla anche un'altra ad un livello semantico più profondo: quella fra Ercole che trasporta sulle spalle Eros e quella fra Cristoforo che trasporta sulle spalle Gesù Bambino. Qui, anzi, la derivazione sembra essere anche più netta: come Ercole trasporta la forza creatrice e cosmogonica di Eros, così Cristoforo trasporta la forza creatrice e cosmogonica di Cristo ( non a caso Cristo stesso è associato al Sole e il trasporto di Gesù è per, altri versi simbolici, il trasporto sulla volta celeste del dio-sole ). Un dipinto con Reprobo-Cristoforo che porta Gesù sulle spalle il quale, a sua volta sorregge il globo, è quello di Bernardo Strozzi, conservato nella chiesa di San Sebastiano a Venezia:


File:BStrozziCristof1.jpg
Bernardo Strozzi, San Cristoforo con S.Sebastiano e S.Rocco, 1640c S.Sebastiano, Venezia



                           Ora, Reprobo, umanizzato e ingentilito raffigurato nell'arte occidentale, è nel suo aspetto, non mostruoso  ( il gigantismo, ad esempio qui sopra rispetto alle figure dei santi protettori Sebastiano e Rocco, non è visto altro che come un aspetto del colossale: solo un colosso umano può trasportare Cristo, ma il volto sereno e umano può guardare l'umanità superiore del Bambino ) una anticipazione dell'aspetto che assumerà dopo la conversione, quando il Bambino si rivelerà e il bastone a testimonianza del miracolo potrà germogliare. La figura di Reprobo-Cristoforo, come ha sottolineato Durand, ha una convergenza di simbolismi complessa che, certo, si era andata dissolvendo nel tempo pur se le leggende medievali non ignoravano l'antica significazione del santo-cinocefalo. Reprobo, da gigante-orco divoratore con denti di cane, divoratore di uomini, figura mitica di Anubi, il dio egizio con la testa di sciacallo traghettatore di anime, diventa il gigante che accoglie Cristo e lo traghetta sul fiume, un Cristo che porta con sé il peso del mondo, ma che accompagna, anch'esso l'anima dell'uomo nell' Aldilà. E qui Reprobo è anche figura di Caronte, il mostro che traghetta le anime nell'Ade, La missione inconsapevole di Reprobo, infondo, è quella di favorire una buona morte, e Gesù accompagna un'anima degna di essere conservata nell'aldilà per le buone cose fatte in vita. Giunto all'altra riva, quando Gesù si rivela e ringrazia Reprobo, il gigante che ha visto il suo bastone germogliare e ha saputo la verità dal Bambino Portentoso, si converte e potrà diventare a pieno titolo un soldato di Cristo e quindi un suo martire per poi trasformarsi in santo protettore. Lo è infatti dei pellegrini, dei barcaioli, dei viandanti. Un santo, per meglio dire, ausiliatore, che reca aiuto in caso di necessità, proprio come l'ex mostro cinocefalo Reprobo che ha aiutato Gesù Bambino senza sapere chi fosse e ne ha ricevuto il dono della fede.

G.Durand, Le strutture antropologiche dell'immaginario, Dedalo, Bari, 1972
J.C.Schmitt, Il santo levriero, Torino,Einaudi,1982
Wikipedia, San Cristoforo cinocefalo, San Cristofaro, Cinocefalo,
Jacopo da Varazze, La leggenda aurea, ed rid. Le serpi in seno, Serra e Riva, Milano, 1982      

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